Magazine Poesie
"Mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora." (Lo straniero - A. Camus) Una folla in delirio, il batticuore dell’incertezza.
Il caos che smuove dal silenzio ogni forma di vita. Scatena gioia e paura, fermezza e inquietudine. Anche se lo cerchiamo disperatamente, l’ordine non esiste. Esiste solo un insieme infinito di quieti pronte a scatenare nuova energia. È giusto l’attimo sospeso tra le due labbra che si avvicinano, l’ordine.
Generato da istinti, passioni, o semplicemente dal caso, sebbene spesso esso sia confuso con il caos, come quelle due lettere che si cedono il posto: quell’attimo è l’equilibrio dei nostri sensi.
Ciò non toglie che ogni scelta che facciamo, di pancia o di cuore, non turba né origina cambiamento, ma contribuisce soltanto a plasmare i dettagli del caleidoscopio sempre diverso, incontrollabile, indescrivibile, che è la nostra buffa esistenza
Buffa a disarmante, da alcuni punti di vista secondo i quali non c’è una finalità per cui valga la pena viverla. Come se in ogni respiro non ci sia nascosta la contraddizione, egualmente disarmante, che pur non mutando una virgola nella dolce indifferenza del mondo, siamo parte di questo moto anche noi. Siamo anche noi, con la nostra unicità, agenti del caos e, parte dell’eterno tempo ed eterno marasma che esso produce, non possiamo sfuggire all’esigenza e alla responsabilità di vivere e di provare, in questo non senso, ad essere felici.