Agenzie letterarie: scrittore esordiente vieni con me a guadagnare soldi!

Creato il 26 giugno 2011 da Sulromanzo

Parte del mio tempo lavorativo è dedicato a leggere inediti, come per tutte le agenzie letterarie. Qualche mese fa ne ho scoperto uno che non ho esitato a proporre ad alcune case editrici. Non che fosse perfetto; non che fossi sicuro potesse piacere, ma quanto più lo leggevo, tanto più intuivo di avere fra le mani un buon testo. Ora lo scrittore esordiente che rappresento sta per firmare il contratto con una piccola casa editrice di qualità, conoscerete il suo libro il prossimo anno e sarò lieto di parlarne ancora in futuro.

Ricordo il giorno in cui lessi l’incipit:

Credevo che oramai non ne valesse più la pena di domandarselo. Era diventato completamente inutile cercare uno spiraglio in quella mente occultata. Manco fosse uscito dalle pagine di Bunker, quello mi stava appoggiato allo sportello con la faccia infilata nel finestrino. Sudava benché fosse inverno, ampi solchi violacei gli circondavano gli occhi, dove le pupille che gli restavano erano chiodi arrugginiti. Tremava lo stronzo, aveva anche insudiciato di piscio i pantaloni.

«Dai cazzo, dammi una mano, ho i miei a casa» mi diceva balbettando, tra un crampo e l’altro. L’eroina se lo stava fottendo con tutte le scarpe, era nel mezzo di una crisi d’astinenza ed io ero il suo ultimo appiglio. Se me ne fregavo anche io, era perso. Aveva le mani ancorate allo sportello e le dita mangiate quasi fino all’osso. Continuava a piegarsi tenendosi il ventre mentre sperava in un mio consenso. Io restavo là a fissarlo, con fredda attenzione mentre tiravo dalla sigaretta. Perché mai avrei dovuto portarlo da me – pensavo – che cosa ci avrei guadagnato? Cosa avrebbe guadagnato lui dal mio sudicio appartamento? Un luogo dove spararsi in vena il suo disprezzo del mondo e basta. Io in compenso avrei potuto osservare come se ne stava andando a fanculo il mio unico amico d’infanzia.

Confesso che di primo acchito non fui colpito da tali parole, per alcune ragioni.

Il completamente non mi sembrava azzeccato, soprattutto perché poi segue il termine mente, creando una cacofonia. Per non parlare della vicinanza degli aggettivi dimostrativi quella (in quella mente occultata) e quello (quello mi stava appoggiato) in appena tre righe, no, mi sono detto, non va bene. Poi Sudava benché fosse inverno ha senso? Non si suda d’inverno? Perplesso, ma perlomeno la consecutio temporum perfetta: la reggente all’indicativo imperfetto e la subordinata al congiuntivo imperfetto (un legame di contemporaneità voluto), faccenda non scontata, perché mi capita di frequente di leggere frasi senza concordanza corretta. La consecutio temporum rappresenta una questione non indifferente quando si scrive e si desidera scrivere; tutti facciamo errori, bene inteso, però consegnare un inedito a un agente letterario significa in qualche modo dimostrare il valore della propria scrittura, pure nelle concordanze dei tempi verbali, elemento da non sottovalutare.

Continuai a leggere: insudiciato di piscio i pantaloni, no, mi dico, ancora Alice di Giordano in giro, associazione maldestra – mia – pensando alla bimba de La solitudine dei numeri primi, alla quale scappava sempre la pipì. Per non parlare di rimandi a Devozione di Antonella Lattanzi.

Più avanti era nel mezzo di una crisi d’astinenza ed io ero il suo ultimo appiglio, non sopporto da tempo le d eufoniche, che non sono scorrette, semplicemente non mi piacciono, quindi segnai con la matita rossa ed io. Continuai: se me ne fregavo anche io, un altro anche mi sono detto, dopo aveva anche insudiciato di piscio i pantaloni; inoltre, crisi d’astinenza ed io e subito dopo Se me ne fregavo anche io. Ora, le ripetizioni non sono il male nella scrittura, se inserite dovrebbero avere un significato. Perché ci sono? Volute o non volute?

Queste sono alcune delle considerazioni che feci leggendo l’incipit; ho imparato negli anni a dare tempo e spazio alle parole, come si dovrebbe – credo – fare con le persone in seguito a una discussione o a una frase fuori luogo, buttata lì con leggerezza e con la conseguenza di rendere nervoso chi si ha di fronte. Continuai a leggere l’inedito, alla ricerca della sua voce, della sua originalità, che ho trovato, entrando fra le pieghe delle frasi dell’autore, interpretando quanto sosteneva, nonostante trovassi qua e là imprecisioni e a volte errori di vario tipo.

Diventare un agente letterario comporta, almeno nel mio caso, un’ossessione: il desiderio di leggere nel testo una storia da far conoscere al mondo, rivelandone l’urgenza. Per urgenza intendo il bisogno di dire alle persone che conosco e che so essere amanti della narrativa: «Leggi, leggi qui, dai!». Devo sentirla l’urgenza. Magari da altri opinabile o confutabile, certo, è evidente.

Mesi addietro qualcuno criticò negativamente una modalità della mia agenzia letteraria che chiede il pagamento di novanta euro per leggere un inedito. L’esperienza della gratuità l’avevo già sperimentata grazie al blog, ci fu un’invasione di centinaia di inediti, come trovare il tempo per leggerli tutti con attenzione? Feci il possibile per portare rispetto ai testi inviati (spiegando come avrei agito), la maggior parte di livello bassissimo, sia nei contenuti che nella forma, opinabile e confutabile il mio giudizio, altrettanto certo, come sopra. Ci vuole tempo per leggere con rispetto, per entrare nel testo, e il filtro del denaro appartiene a due ragioni:

1-   Diminuire l’invio di inediti, a livello quantitativo.

2-   Pagare la burocrazia dell’agenzia letteraria, incluso il lavoro di alcuni collaboratori.

Sul secondo punto qualcuno mi disse a suo tempo: «C’è chi lo fa gratis». Buon per loro, mi ero detto. Attenti però, non confondiamo i piani, c’è chi lo fa gratuitamente, per i più diversi motivi, ma quanto serve poi ai fini di una pubblicazione? L’agenzia Sul Romanzo sta costruendo rapporti di fiducia con numerose case editrici (case editrici NON a pagamento, neanche a dirlo), ci sono trattative in corso per alcuni inediti e firme di contratti, chi fa gratis la lettura di inediti garantisce queste potenzialità/azioni?

Non solo. Altra critica: «C’è chi non chiede soldi all’autore per la lettura dell’inedito». Sì, magari ha la consulenza pagata da una o più case editrici, grazie tante, mi verrebbe da dire, sono condizioni diverse. Il guadagno “vero” della mia agenzia letteraria per quanto concerne la rappresentanza (a meno che non si voglia davvero pensare che 90 euro, tolte le tasse e tolte le altre spese rappresentino un business, perché davvero significa parlare senza conoscere le cose come stanno in realtà) è nel momento della pubblicazione del libro, ammesso di trovare un inedito sul quale investire, quindi telefonate, mail, chiacchierate, confronti, a volte duri con un editor, tentando di convincere sulla bontà e sulla efficacia della propria visione. Perché un editor deve rispondere in particolare alle esigenze economiche del suo editore, rispondere in prima persona, nel peggiore dei casi con un licenziamento.

È bene sempre ricordare che si sta parlando non soltanto di letteratura, altresì di soldi, stipendi, rapporti di lavoro, contratti. Mai dimenticarlo.

Convincere un editor non è sempre semplice, anzi. C’è chi viene stregato da un testo fin da subito e allora la strada non è in salita, c’è chi lo boccia, magari un inedito su cui credevamo molto. La contrattazione può durare mesi, come in un tie-break tennistico infinito. Perché ci sono sia il testo sul quale riflettere nel caso di un’apertura positiva di un editor sia l’eventuale contratto editoriale da discutere nelle sue parti, compito dell’agente è tutelare quanto più possibile i diritti dell’autore.  

Qualche volta si giunge alla pubblicazione. L’agente letterario festeggia e l’autore lo stesso. Parlavo di guadagno “vero” della mia agenzia letteraria, quando? Non prima di un anno, leggasi, un anno, dalla pubblicazione, quando vi sarà il primo rendiconto ufficiale, il quale dimostrerà le copie vendute. Quanto guadagna un agente letterario, o meglio, quanto guadagnerà Morgan Palmas, con la sua agenzia letteraria? Come da contratto il 15% sui diritti d’autore, facciamo due conti approssimativi. Supponiamo che un libro venga venduto in mille copie come prima tiratura e che i diritti dell’autore siano del 10% sul prezzo di 15 euro (10% è una percentuale buona e il prezzo del libro nella media). 15 euro per 1000 fa 15000 euro, il 10% è 1500 euro di diritti d’autore; applicando il 15% di agenzia fa 225 euro (all’autore vanno 1275 euro). A questi 225 euro lordi vanno tolte le spese di agenzia e le tasse. Ora, ricapitoliamo, ritornate ai primi momenti dell’incipit, quando stavo leggendo le prime righe dell’inedito: pensate alla lettura, ai contatti con l’autore, alle mail e telefonate con gli editor, agli spostamenti per incontrare qualche volta un editor per convincerlo davvero rispetto alla proprie ragioni su un testo (mail e telefonate non sempre sono sufficienti…), a tutta la trafila, si aspetta la pubblicazione, si aspetta almeno un anno dopo il primo rendiconto ufficiale e che cosa si guadagna da mille copie? 225 euro lordi. Lo scrivo ancor più chiaramente: duecentoventicinque euro lordi, ripeto, lordi.

Poi il libro può andare bene o andare male, può continuare a vendere e può finire al macero venduto a peso (ne avevo parlato l’anno scorso in un articolo). Se andate a leggere il post linkato, le cifre non portano ambiguità: le tirature medie di un libro diminuiscono anno dopo anno, nel 2007 erano 3980, l’anno scorso sono state di 3600 copie (tenete a mente quelle 225 euro lorde per mille copie…).

Se un’agenzia letteraria dovesse soltanto pensare di fare un business sulla rappresentanza sarebbe una follia economica, a meno che, questo è il vero investimento potenziale, non si riesca negli anni ad avere decine o in rari casi centinaia di autori rappresentati, però serve costanza, professionalità, serietà, nel tempo. Ecco la ragione dell’esistenza di altri servizi, non solo editoriali, questo è il caso dell’agenzia letteraria Sul Romanzo.

Le agenzie letterarie fioccano ovunque oramai, il mercato non è saturo, ma difficile, questo sì, vi sono canali consolidati e amicizie professionali, come in ogni campo.

Tuttavia l’intero settore dell’editoria sta mutando, quanti riusciranno a stare sul mercato?

Ciò vale nondimeno per le case editrici tradizionali, non ci credete?

C’è una rivoluzione in corso, segnali inequivocabili arrivano dal mondo anglosassone.

Martedì prossimo vorrei cercare di raccontarvi che cosa sta accadendo per farsi trovare pronti anche in Italia: autori, agenzie letterarie, case editrici e librerie.


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