“Se si va in un altro paese, non comprendere la lingua
non consente di violarne le leggi. Un’aggressione è tale in tutte le lingue del mondo”
“Restiamo esterrefatti di fronte alla pronuncia giudiziaria secondo la quale, in pratica, non comprendere la lingua del posto in cui si è andati di propria volontà giustifica il fatto di aggredire chi in quel posto rappresenta la legge. Costernati e sconfortati perché la fisionomia delle argomentazioni, almeno come riportate dai media, lasciano ‘un’autostrada’ alla consueta e triste realtà della quasi totale mancanza di tutela, praticamente in tutte le sedi e le circostanze, per chi porta la divisa. E questo perché, è innegabile, un’aggressione è tale ‘in tutte le lingue del mondo’. Non parlare l’italiano non significa in alcun modo non poter capire che chi hai di fronte, e veste una divisa, sta svolgendo un compito istituzionale, un pubblico servizio e, qualunque siano i tuoi dubbi o i tuoi timori, saltargli al collo per picchiarlo non è lecito. L’accoglienza degli immigrati non dovrebbe prevedere di cambiare le regole
dell’ordinamento a vantaggio di qualsiasi loro comportamento. L’ignoranza della legge non è mai stata una giustificazione valida per la sua violazione, e questo dovrebbe valere per tutti, altrimenti da oggi chiunque venga dall’estero potrà nascondersi dietro questo paravento. E comunque, lo ripetiamo, qualsiasi sia la motivazione della pronuncia giudiziaria, asserire che ‘il fatto non sussiste’ ha dell’incredibile, perché i colleghi sono stati aggrediti, e questo è un fatto incontrovertibile; e giustificarsi asserendo di aver avuto paura non comprendendo cosa stava accadendo per mancanza di conoscenza della lingua, non può cancellare il fatto di aver voluto consapevolmente aggredirli per impedirgli di svolgere il proprio lavoro, nonostante che essi non stessero facendo certamente nulla di violento che facesse temere per la propria salute”.
Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così la notizia dell’assoluzione “perché il fatto non sussiste” di tre profughi eritrei arrestati per aver aggredito i poliziotti che li stavano scortando verso la struttura alla quale erano destinati. L’episodio risale al primo luglio, quando gli stranieri erano arrivati a Savona: al momento di essere affidati ad una cooperativa sociale, presi dal panico per il timore di essere separati, i tre si erano scagliati contro
gli Agenti. Un comportamento che gli era costato l’arresto per resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale (uno dei poliziotti era stato medicato in ospedale e dimesso con una prognosi di 5 giorni). Gli imputati hanno raccontato al Giudice il loro lungo viaggio dalla Libia, spiegando che, giunti a Savona, viste le difficoltà con la lingua, non erano stati in grado di capire cosa gli stava succedendo. Così, in preda al panico, avevano aggredito i poliziotti. I tre stranieri, ricorda ancora la stampa, uno dei quali si è già
allontanato dalla Liguria per raggiungere dei parenti in Svezia, sono quindi stati assolti da ogni accusa.
“E’ impossibile non comprendere – aggiunge Maccari – che fare il nostro lavoro sta diventando ogni giorno più difficile, e presto sarà impossibile. Perché nessuno, con il raziocinio che si richiede ad un Tutore dell’Ordine, potrà ancora seriamente andare a rischiare tutto sapendo perfettamente di essere completamente lasciato a se stesso, sotto ogni profilo, ma che, anzi, a tutto l’accanimento che gli viene riservato in qualsiasi circostanza, corrisponde la continua giustificazione di chi infierisce
su di lui, in qualunque modo”.