Alla fine, a tre mesi dalla chiusura del bando di vendita, abbiamo il nome del compratore e il piano di cessione. Drammatico, ma l’abbiamo. Rimangono in piedi quattro sedi, Ivrea, Milano, Roma e Bari, ma con poco più di 200 lavoratori nel 2012 su un totale di 1350. Scompaiono sette: Torino, Bologna, Padova, Firenze, Napoli, Avellino, Rende (tutte sedi storiche dei tempi di Olivetti e Bull). Negli anni successivi, fino al 2014, verranno assorbiti altri 350 lavoratori, se e solo se si raggiungeranno certi fatturati. L’azienda che ha fatto l’offerta è la Tbs It Telematic & Biomedical Services s.r.l. di Trieste. Oggi inizia la trattativa sindacale al Ministero dello sviluppo economico. Una trattativa difficile, perché il numero dei lavoratori che nel prossimo anno rientreranno a lavoro sono bassi e quindi altissimo il numero di chi rimarrà fuori, nella migliore delle ipotesi circa 800 lavoratori alla fine dei tre anni.
Dopo le prime ore a cercare di leggere nel piano non solo le parole in nero, ma anche quelle non scritte, dopo la dovuta sedimentazione, oggi sento il bisogno di scrivere a tutti noi, ma specialmente a tutti i colleghi che vedono cancellata la propria sede.
Le nostre sedi da luogo di lavoro sono diventate luogo di lotta nella speranza che tornassero alla loro originaria destinazione. Ma non sarà così, non lo sarà per le sedi cancellate, ma non lo sarà nemmeno per quelle che rimarranno, almeno non saranno più quelle che conosciamo, aree pensate per ospitare centinaia di lavoratori e non le poche decine che saranno. E’ chiaro, siamo grandi, nessuno si illudeva che un’azienda che compra l’Agile di oggi poteva assorbire tutti i lavoratori, ormai praticamente senza commesse, e quindi tenere aperte tutte le sedi, ma vederlo nero su bianco è un colpo, in testa, al cuore, nello stomaco.
La fine di Agile è stata scritta fin dalla sua nascita, come un maleficio, da imputare però non ad uno spirito maligno, ma all’umanissima disonestà di persone in carne ed ossa che hanno nomi e cognomi quali Landi, Massa, Liori. Il maleficio però si è potuto compiere appieno anche per la disattenzione delle istituzioni, del governo, che non hanno tutelato Agile, lasciando soli i lavoratori e permettendo ai clienti, anche pubbliche amministrazioni e ministeri, di andarsene, di non rinnovare i contratti, togliendo ossigeno ad un’azienda già in difficoltà e portandola al fallimento. Così chi compra oggi Agile non può che prendere un piccolo frammento di lavoratori, se è un’azienda seria, difatti solo altri sciacalli di professione potrebbero dire “compro l’azienda con tutti i lavoratori!”, solo che ormai sulle nostre ossa non c’è più carne da spolpare, quindi neanche dei novelli massaliori potrebbero farsi avanti.
Ma ora però quelle stesse istituzioni, le Regioni, i Comuni, il Ministero dello Sviluppo, il Ministero del Lavoro, possono riparare al torto facendo ognuno la propria parte responsabilmente, per cercare di recuperare il danno. E noi li dobbiamo pressare e controllare.
Per questo io penso che dobbiamo andare alla trattativa con questa TBS che ha sì presentato un piano estremamente duro e prudente, sicuramente troppo prudente in tempi normali e non di recessione, con numeri di assorbimento bassissimi, ma da qui dobbiamo partire per cercare di aumentare quei numeri, per dare una risposta alle sedi rimaste fuori, per dare una risposta ai lavoratori e lavoratrici che rimarranno fuori a prescindere dalla loro sede, per trovare una strada per ognuno dei 1350 lavoratori. Ribaltare il tavolo adesso, ci butterebbe tutti milletrecentocinquanta letteralmente in mezzo ad una strada, di notte, senza giubbino catarifrangente.
Lottiamo uniti per un’opzione per tutti.
di Cadigia Perini
(19 dicembre 2011)
Iscriviti alla nostra pagina Facebook e lascia un messaggio di solidarietà ai lavoratori Agile-Eutelia!