Uno scrittore che si lascia assaporare, che ti lascia girovagare per Marsiglia, tra quei vicoli e quei locali, dove aleggia un’umanità disperata e pulsante, un cuore che parla le lingue del mondo e le lingue dell’esilio. Una Marsiglia “bastarda”, volgare, selvaggia, accattivante come una zingara dallo sguardo fiero, come una donna sfacciata che ride forte truccandosi troppo, una Marsiglia che si dà senza opporre resistenza a chi sa prenderla, a chi sa amarla …
Leggere questo piccolo libretto, Aglio menta e basilico, vuol dire farsi guidare dagli odori: quello del basilico e delle spezie che si trovano nei mercati rionali; ma anche quello degli effluvi pregnanti di voluttà che ricordano l’Oriente. Insomma un mix di esperienze estreme e accecanti, violente come la passione, la morte, il cibo.
Scrive Massimo Carlotto a proposito: “quest’ultimo, (il cibo) diventa veicolo di sentimenti, di cultura, richiamo a un istinto primordiale; musica a cui si torna per nutrirsi come fece Ulisse con il canto di Ligea. Il cibo nelle sue valenze allegoriche rispecchia le infinite contraddizioni di cui è ricca l’esistenza umana: amore e odio; vita e morte, bene e male, ma anche la capacità di sussumerle e quindi di superarle. Le mette insieme tutte, le comprende nel tentativo di conciliarle, alla ricerca della felicità possibile.
E ora…prepariamoci per la prima lezione del corso d’iglese dalla Sere…furore, furore, furore trallallallà!
Tagged: gialli, Jean Claude Izzo, Marsiglia