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Un film come ” Agora ” non è da affrontare con leggerezza ; non è una pellicola da vedere per rilassare la mente dopo una settimana piena di impegni , non è una visione da affrontare con gli occhi pieni di stanchezza come si farebbe con un qualunque peplum di quelli che a volte vengono replicati su rete quattro ; ” Agora ” è un film impegnativo , non per via di una struttura e una resa visiva eccessivamente documentaristica e priva di drammatizzazione (gli ingredienti del romance sono ampiamente presenti ) ma per lo sconcerto e la rabbia che ti lascia dentro , per l ‘ impotenza che ci vede spettatori di una storia ingiusta che è già accaduta e contro la quale non possiamo fare altro che osservare e imparare . L ‘ impresa non è certamente inutile anzi è più importante che mai per noi moderni , che con tanta facilità nuotiamo nell ‘ intolleranza e crediamo che la nostra via sia sempre la più giusta : l’orrore che si ravviva nei nostri occhi è necessario , perchè nessuno può capire dove andare senza conoscere il proprio passato , un passato che non si può nascondere con mezzi maldestri censurando la verità come se così si potesse cancellare la vergogna . Estremamente interessante la sceltà di Alejandro Amena’bar di ribaltare la prospettiva alla quale storicamente e culturalmente siamo sempre stati abituati : nella Alessandria D ‘ Egitto del 391 d.C i cristiani non sono più soltanto perseguitati , ma più degli altri attraverso i feroci monaci parabolani sono i persecutori dei pagani e degli ebrei , colpevoli di non volere accettare la nuova fede senza riserve e di voler coltivare le proprie tradizioni . In una città che è crocevia di lingue e culture variegate prende forma la vicenda di Ipazia , astro lucente come le stelle del cielo che tanto ama e studia con entusiasmo , ultima fiamma di un sapere e di una sete di conoscenza che si perderanno per secoli , e soprattutto , una donna , dotata di un ‘ indipendenza e una libertà talmente attuale e disinvolta da sconvolgerci , in un mondo che anche se aperto alle arti e alle filosofie era assolutamente sotto il controllo maschile . Facile comprendere perchè due uomini , incredibilmente diversi l ‘ uno dall ‘ altro , si innamorino di lei : Oreste , prima allievo di Ipazia e poi prefetto della città , è il simbolo di una conversione al cristianesimo priva di qualunque moto etico e unicamente legata alle ragioni del potere , un fenomeno che ha caratterizzato molti politici del tempo e dei secoli successivi (su tutti lo stesso imperatore Costantino protagonista assoluto dell’affermazione del cristianesimo come religione dominante dell ‘ Impero) , una sottomissione alla ragion di stato che condannerà Ipazia a morte come pagana e in quanto donna che osa non rimanere in silenzio come ordinano le scritture ; l ‘ amore di Davo (un appassionato Max Minghella ) , schiavo della donna , è una devozione non corrisposta che non viene mai abbandonata , una passione che il giovane coltiva silenziosamente finchè il cristianesimo non gli offre una via per la libertà nella lotta per la fede : anche allora , indurito nei tratti dalla violenza ma ancora puro nel cuore , Davo compirà un gesto estremo per amore dell ‘ amata e per salvarla dalla sofferenza più atroce alla quale ormai è stata condannata senza appello . Ipazia va sempre controrrente senza ascoltare le grida delle lotte cittadine : dopo che i “seguaci” dei cristiani con ferocia sono corsi nella Biblioteca come formiche distruggendo ogni traccia del sapere del mondo antico , lei continua a lottare per i suoi studi , avida di scoperte e soluzioni , incapace di vivere senza porsi nuovi quesiti che possano portarla alla verità , l’unica cosa che potrebbe davvero darle la pace . Farà giusto in tempo a scoprirla , la verità sul movimento dei pianeti , prima che l ‘odio la strappi via al mondo e spenga la sua stella , lasciandoci nella più assoluta oscurità fino al sedicesimo secolo , quando gli uomini (per riavere una donna dalla preminenza culturale riconosciuta dovremo aspettare molto di più) ricomincieranno a osservare gli astri con attenzione se pur ancora nel timore delle conseguenze ” divine ” . L ‘ impianto della messa in scena è possente , e le atmosfere di un tempo lontano sono calde e coinvolgenti , grazie a una ricostruzione pedissequa di grande verosimiglianza (la stessa volta celeste è stata ricostruita per poter ottenere la stessa visisbilità che ebbero Ipazia e i suoi contemporanei ) ; le melodie di Dario Marianelli sono perfette per descrivere il lamento di una civiltà morente e il sorgere di una nuova alba che plasmerà per sempre la storia del mondo . Rachel Weisz interpreta con passione il ruolo di Ipazia dando vita a una donna che non era nata per essere nè moglie nè madre , votando la sua vita alla ragione e alla conoscenza , una figura coraggiosa e unica vergognosamente dimenticata . Certamente una pellicola ” disturbante ” proprio nella sua capacità di generare amarezza , interrogativi e naturalmente polemiche : sarebbe facilissimo strumentalizzare il film e carpirne un messaggio del tutto sbagliato di intolleranza contro i cristiani , qui certamente rappresentati , attraverso i parabolani e la spietata lucidità del vescovo Cirillo , in modo non particolarmente edificante : ma , che ci piaccia o no , credenti o no , sconvolti o scandalizzati , non è un’invenzione del regista ma la storia , una storia atroce e crudele in cui uccidere in nome di un unico Dio è stato un grande affare per l’uomo per secoli e secoli .Un fraintendimento sarebbe quindi un errore madornale , perchè il film di Amena’bar non desidera affatto porsi come un trattato anticristiano , piuttosto si schiera contro ogni forma di fondamentalismo , da qualunque orientamento religioso provenga : sta a noi , uomini e donne del 2010 , non dimenticare e imparare la lezione.(http://www.recencinema.com/agora.html)
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