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Agora (2009) di Alejandro Amenábar, uno straordinario ritratto dei tempi e della filosofa alessandrina Ipazia.

Creato il 24 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Agoraposter09Un film bellissimo di un grande maestro del cinema che é anche un ottimo sceneggiatore. Agora (2009) di Alejandro Amenábar lo si ama dal primo fotogramma così come dal primo minuto si resta affascinati dall’atmosfera, dal colore, dalle dinamiche del mondo “illuminato” che racconta.
Brava e credibile anche Rachel Weisz nel ruolo di una giovane, bella e saggia Ipazia. Di un modello femminile d’antan forse troppo romanzato per essere vero ma di cui sembra impossibile non riuscire ad innamorarsi.
Si tratta insomma di un lavoro che propone infinite occasioni di riflessione su argomenti multipli. Sulla grandezza e la pochezza umana, sugli dei e sui miti più o meno nobili che sempre riusciamo a creare a nostra immagine e somiglianza e tentiamo di imporre sul destino altrui col fine ultimo di far prevalere noi stessi e le nostre ragioni.
“Agora” è quindi affresco di un’epoca ormai dimenticata e ad un tempo ritratto dei tempi moderni nei quali, con devastante puntualità, continuiamo a commettere gli stessi tremendi peccati: ad uccidere l’umanità e la nostra miglior intellettualità nel nome di insondabili ragioni di “fede” e ad annichilire lo spirito-dentro.

Rina Brundu

Trama

Il film narra in forma romanzata la vita della matematica, astronoma e filosofa alessandrina Ipazia (Rachel Weisz), conclusasi col suo assassinio per mano di un gruppo di fanatici parabolani, nel marzo del 415, durante l’epoca delle persecuzioni anti-pagane stabilite per legge dai Decreti teodosiani.

Sul finire del IV secolo, le tensioni tra cristiani e pagani si accentuano ad Alessandria d’Egitto, dove coesistono una nutrita comunità cristiana e il celebre tempio pagano di Serapide. La tensione sfocia in occasionali episodi di violenza; in uno di questi, lo zelota cristiano Ammonio, dopo essersi esibito dinanzi alla folla in un “miracolo” attraversando incolume un braciere, spinge nello stesso braciere un pagano per dimostrare pubblicamente l’impotenza degli dei pagani.

Nel Serapeo, la filosofa Ipazia predica la tolleranza e si dedica alla difesa della conoscenza classica, nonché ad ardite riflessioni d’astronomia. Queste riflessioni la portano a dubitare del modello geocentrico promosso da Tolomeo, giudicandolo troppo artificioso, e a interessarsi agli ormai dimenticati studi di Aristarco, che ponevano invece il Sole al centro del sistema solare. Viceversa, suo padre Teone mostra una decisa ostilità verso i cristiani, al punto da voler punire una schiava domestica perché in possesso di una croce di legno; per risparmiarle la punizione, un altro schiavo, Davo, mente asserendo di essere anch’egli cristiano, e chiede così di ricevere le frustate al posto dell’altra schiava. Ironicamente, dopo aver incontrato Ammonio per le strade della città, Davo si lascia persuadere a convertirsi alla sua fede.

Intanto, la comunità pagana di Alessandria si riunisce in seguito alla provocazione di Ammonio, e Teone concorda con gli esponenti più facinorosi riguardo alla necessità di aggredire fisicamente i Cristiani per vendicare l’affronto, nonostante il parere contrario d’Ipazia. Tuttavia, dopo l’assalto iniziale in pubblica piazza, i pagani si ritrovano in netta inferiorità numerica, e devono ritirarsi all’interno delle mura del Serapeo, che comprende non solo lo sfarzoso tempio ma anche la famosa Biblioteca di Alessandria; lo stesso Teone viene ferito da un suo schiavo, che si ritrova ad anteporre la sua fede al suo dovere di schiavo. Durante la notte, l’assedio alle mura viene posto in stallo dall’intervento della guardia cittadina, su ordine del Pretore. Tuttavia, la mattina dopo un ambasciatore rende noto ai pagani trincerati le volontà dell’Imperatore Teodosio II: non saranno puniti per l’attacco ai Cristiani, ma dovranno ritirarsi dal Serapeo e i Cristiani saranno liberi di entrarvi.

I pagani fuggono dall’uscita posteriore del tempio, non prima di aver però portato con sé diversi scritti di teatro, filosofia e matematica, che altrimenti verrebbero sicuramente distrutti insieme alla Biblioteca dalla folla inferocita, come appunto avviene. Davo sceglie di non fuggire insieme a Ipazia e gli altri, bensì di unirsi agli zeloti nella distruzione del Serapeo, odiato simbolo della cultura classica e pagana. Segretamente infatuato della sua padrona, torna poi nella sua casa per abusare di lei, ma desiste appena cominciato e se ne vergogna. Ipazia sceglie di liberarlo per scacciarlo dalla propria dimora, mentre Teone muore in seguito all’infezione della ferita durante gli scontri con i cristiani.

Passano diversi anni, durante i quali il paganesimo scompare dalla vita pubblica alessandrina e il Cristianesimo assume una posizione sempre più dominante nella società dell’Impero. Il vescovo Cirillo, che condivide le politiche di obliterazione dei culti pagani come predetto pochi anni prima da Teodosio, minaccia l’ordine sociale dal prefetto Oreste, ex-allievo di Ipazia. Scoppia inoltre un conflitto con la comunità ebraica locale, che viene assalita dai parabolani, guidati da Ammonio, al teatro. Gli ebrei decidono di vendicarsi nottetempo, attirando con l’inganno nella cattedrale decine di cristiani e massacrandoli a colpi di pietre. Ne segue una persecuzione su vasta scala degli ebrei, che vengono uccisi pubblicamente e poi ammassati in grandi pile funerarie.

Frattanto, Ipazia continua i propri esperimenti sul modello eliocentrico, iniziando a covare dubbi riguardo un’orbita perfettamente circolare dei pianeti. La situazione si aggrava ulteriormente quando Oreste, seppure cristiano e battezzato, rifiuta di inginocchiarsi dinnanzi alle Sacre Scritture durante una pubblica messa, dopo che Cirillo ne ha letto un passo di San Paolo che diffida le donne dall’insegnare agli uomini. Si scatenano così pesanti maldicenze sull’influenza negativa che Ipazia, dichiaratasi non cristiana di fronte al Concilio, avrebbe su Oreste. Ammonio colpisce Oreste scagliandogli una pietra all’uscita della Chiesa, e viene così messo a morte, ma ormai su Ipazia gravano le accuse di empietà e stregoneria. Proprio mentre lei finalmente intuisce che i pianeti si muovono su orbite ellittiche, i parabolani, ora fuori di sé, decidono di linciarla.

Davo ode questi discorsi e corre a casa della sua ex-padrona per avvertirla, ma scopre che si è nuovamente recata al Concilio, dove Oreste le ha offerto un’ultima possibilità di scampare alla furia del popolo: battezzarsi, come hanno già fatto, seppur loro malgrado, tutti i membri del Concilio non cristiani. Ipazia rifiuta, ma sulla via per tornare alla propria dimora viene sequestrata da un gruppo di zelanti, che la portano in una chiesa isolata per scorticarla viva. Davo, che si è unito al gruppo strada facendo, propone invece di lapidarla per evitare il contatto con il suo sangue impuro. Approfittando del tempo necessario agli zelanti per raccogliere le pietre fuori dalla chiesa, si avvicina a Ipazia e, con il suo tacito consenso, la soffoca, risparmiandole così una morte ben più dolorosa per mano degli zelanti.

La problematica scientifica

La protagonista Ipazia è rappresentata come una filosofa e una scienziata che insegna ponendo questioni sulla validità del sistema tolemaico, che a quell’epoca si stava consolidando filosoficamente. Ella argomenta sui temi astronomici e fisici tipici della Rivoluzione Scientifica: come possono le stelle erranti (i pianeti) descrivere epicicli e deferenti.

Nel film si descrive che Ipazia, riferendosi all’antico scienziato Aristarco (il primo a teorizzare un sistema eliocentrico), immagini un modello (molti secoli prima di Niccolò Copernico e di Galilei) in cui è la Terra a girare attorno al Sole e non il contrario come nel modello tolemaico, con l’aggiunta dell’ipotesi dell’orbita ellittica, non soddisfatta del fatto che il Sole appaia alternativamente più lontano o più vicino alla Terra, con l’osservazione del cono di Apollonio arrivando così ad una soluzione simile a quella di Keplero, basata su orbite ellittiche anziché circolari. L’idea romanzata che ne consegue è che, se Ipazia non fosse stata lapidata dai cristiani, sarebbe forse riuscita ad anticipare di ben dodici secoli il modello astronomico di Keplero. Come gli stessi titoli di coda del film precisano, l’attribuzione ad Ipazia di questa tesi non ha fondamento documentale ed è puramente speculativa. Nel film inoltre questa idea scientifica è mostrata come una aggravante della posizione di filosofa e pagana della donna (prendendo probabilmente spunto dall’accusa di empietà rivolta secoli prima ad Aristarco da Cleante di Asso).

Dai documenti rimasti, il contributo scientifico di Ipazia appare principalmente associato ai lavori del padre, Teone di Alessandria. Si può anche osservare che Keplero, nella celebre Astronomia nova, derivò le orbite ellittiche dai dati di Tycho Brahe, e precisamente da quelli sui moti di Marte la cui orbita è molto eccentrica. Prima di allora sarebbe stato difficile immaginare orbite non circolari; lo stesso Galilei scartò tale ipotesi come insensata.

Fonte Wikipedia.


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