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Ma andiamo con ordine: sembrava che Agorà non dovesse mai arrivare nelle nostre sale a causa di pressioni fatte dalla Conferenza Episcopale Italiana, che non "gradiva" una pellicola dedicata a Ippazia d'Alessandria, ovvero la prima donna-scienziata della storia, che nel IV secolo d.C. rifiutò di convertirsi al Cristianesimo in quanto, da agnostica, non intendeva piegarsi ai dogmi della fede. Ippazia fu allora catturata, violentata, uccisa e fatta a pezzi da un gruppo di integralisti cristiani, sobillati dal vescovo Cirillo, gli stessi che poco prima avevano anche distrutto la Biblioteca di Alessandria (una delle sette meraviglie del mondo) e perseguitato ebrei e pagani in nome del'intolleranza religiosa che "obbligava" i cittadini romani ad abbracciare in modo coatto il Cristianesimo (reso "culto di stato" da un editto dell'Imperatore Teodosio).In seguito a questo presunto ostracismo, Agorà è uscito in tutto il mondo tranne che da noi, e le cronache di questi giorni recitano che solo la mobilitazione del "popolo di Facebook" e una petizione on-line inviata alla casa distributrice con oltre diecimila firme di cinefili incazzati abbiamo convinto la Mikado a far arrivare il film in sala... Mah. Può essere.
Quello che è certo è che, come dicevo in apertura, il film è una bufala colossale, che non indigna nessuno e non agita assolutamente le coscienze. L'ultima opera di Amenabàr è un noiosissimo, didascalico, soporifero polpettone in salsa-peplum, assolutamente privo di qualsiasi spunto polemico, totalmente insensato dal punto di vista storico e anche irritante per la regia da Reader's Digest che davvero non ci aspettavamo dal talentuoso cinasta spagnolo. Agorà è un film pesante, bolso, sbagliato: i toni sono quelli di un documentario stile "Quark", la recitazione degli attori è imbarazzante (compresa quella della stupenda Rachel Weisz, della quale vorrei dire tutto il bene possibile, ma in questo caso non è proprio possibile... scusate il gioco di parole!). Per non parlare degli ambienti e delle scenografie, ricostruiti con terrificanti effetti digitali che in un film che (dovrebbe) essere storico sono veramente fuori luogo. Insomma, un film sbagliato che, paradossalmente, ha trovato fortuna grazie all'ottusità del Vaticano il quale, scagliandosi assurdamente contro, ha regalato quintali di pubblicità immeritata ad una pellicola di cui nessuno si sarebbe accorto. E' proprio il caso di dirlo: chi la fa l'aspetti...VOTO: * *
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