Non c’è bisogno che sia io a dire quando può essere frustrante un’estate trascorsa in città, soprattutto se la città in questione trascina con sé alcune pessime abitudini del proprio passato industriale come la chiusura della metropolitana in orari in cui ancora splende il sole; il mio isolato poi, la cui particolarità è l’immenso cortile interno su cui si affacciano decine di appartamenti, col caldo si trasforma in un brulicante e grottesco insieme di urla, rumori catodici e improbabili esposizioni di nudità varie che farebbe la gioia di qualsiasi voyeur e farebbe sentire il più disinteressato visitatore come James Stewart ne La finestra sul cortile.
Vi faccio almeno un po’ pena, se confesso che il temporale di stamattina mi ha un po’ risollevato l’umore già provato dalla fauna che popola le biblioteche?
Ad ogni modo, nonostante la mia salute psicofisica sia terribilmente minacciata dalla quasi completa eliminazione di sale, zucchero e caffè dalla mia non-proprio-equilibrata dieta, mi sento stranamente generosa e ho quindi deciso di condividere un po’ del mio sapere consigliando ai temerari dell’agosto metropolitano un po’ di musica, di libri e di film che potrebbero alleviarne la tristezza, la noia, la voglia di ammazzarsi di mojito casalinghi 24/7.
Però, visto che l’acquazzone mi ha reso una persona più allegra, ho pensato di mettere a disposizione i miei vasti saperi ormai triennali in tema di viaggi non sempre piacevoli e confortevoli, stilando una playlist di ciò che amo ascoltare durante i tediosi viaggi tra la Toscana e il Piemonte. Questa lista sarà esclusivamente musicale, perché non credo che i vacanzieri (vi odio) avranno il tempo di guardare film e in fatto di libri da spiaggia non sono molto competente, considerando che la mia vacanza nizzarda dello scorso anno è stata accompagnata da Lolita di Nabokov.
Si comincia con i coraggiosi recidivi dell’asfalto arroventato, che – credetemi – ne hanno più bisogno.
Per prima cosa la musica, che per quanto mi riguarda, quest’estate è appropriata per un umore languido e riflessivo (vedi: vegetativo): sto ascoltando sovente l’album One Cell in the Sea di A Fine Frenzy, che ben si adatta alle peregrinazioni mentali di chi non ha molto da fare e i cui amici sono partiti per lidi migliori.
Si prosegue quindi con The Decemberists, che a questa stagione sono particolarmente appropriati se si scelgono Castaways and Cutouts o The King Is Dead (quest’ultimo, particolarmente indicato per le fughe domenicali al fiume o in campagna).
Si conclude quindi con un ascolto più adatto alle ore serali, quando la schiena è diventata un tutt’uno col divano e la vacuità dello sguardo potrebbe far pensare alla povera lobotomizzata di From Hell: e qui vince a mani basse Tori Amos, di cui mi sento di consigliare Strange Little Girls.
Se no c’è sempre Guccini, che nella sua Bologna ci sta sempre tanto bene e potrebbe farci provare moti di tenerezza anche per l’asfalto molle e rovente.
Passando al cinema, consiglio di evitare i film ambientati in luoghi lontani e selvaggi per non incorrere in un crollo psicologico precoce e di darsi invece a generi più tosti attraverso i quali riversare gli sprazzi d’odio per i vacanzieri: da Hitchcock in avanti, tutto va bene (a parte Psycho, forse, per motivazioni che saranno espresse tra un po’). Anche i western potrebbero essere una buona soluzione per convincersi che il sole fa sudare e venire le rughe e la sabbia è fastidiosa, quindi alla fine dei conti siamo noi i più furbi, noi che passiamo l’agosto chiusi in appartamento con le tapparelle abbassate. Infine, i drammoni classici: Via col vento, tutto il ciclo di Angelica e simili sapranno far passare un pomeriggio afoso in un baleno e terranno mente e cuore abbastanza occupati. Niente horror però, che già ci immagino di notte, con il lenzuolo fin sopra i capelli e gli occhi spalancati, senza neanche un’amica a cui chiedere di raggiungerci per la notte (che passeremo inevitabilmente in bianco, a controllare che non ci sia nessuno sulle scale e che nessuno tenti di introdursi in casa dal balcone aperto).
Spostandoci ad un altro media, per quanto riguarda la mia tanto amata serialità televisiva è doveroso citare Dexter (per i neofiti della serie, direi di riprenderlo dalla prima stagione), The Killing (nella Seattle in cui è ambientata piove sempre e i colori sono virati al blu, come in uno splendido anticipo d’inverno) e Skins Pure, una storia in due episodi che pur riprendendo un personaggio della prima stagione, è godibilissimo anche da chi si avvicina a questo prodotto inglese per la prima volta: infatti, regia e fotografia sono straordinarie proprio come agli esordi, le atmosfere sono coinvolgenti e in breve, è un buon modo di passare un paio d’ore.
Infine, la letteratura. Anche qui, un NO deciso ai best seller carichi di omicidi psicopatici e simili, che lasceremo volentieri ai vacanzieri; fidatevi, ho avuto la malaugurata idea di riprendere a tempo perso alcuni libri di Patricia Cornwell che marcivano sulla libreria e le conseguenze sono state sì tragicomiche, ma non augurabili. In questo caso, gallina vecchia fa buon brodo: ho tutta l’intenzione di rileggere Peyton Place e Ritorno a Peyton Place, ché di guardare Beautiful non ho voglia ma un po’ di gossip vintage non fa male. A chi non conosce questi due romanzi ne consiglio la lettura (magari più alle fanciulle, anche se non necessariamente).
Anche Baricco va bene, che con le sue atmosfere evocative e cristallizzate assorbe la mente e fa dimenticare lo schifo d’estate che stiamo vivendo. Tra le uscite recenti, tre giorni fa ho letto Le colpe dei padri di Alessandro Perissinotto e almeno per noi torinesi è una buona opzione di lettura: coinvolge, è scritto meravigliosamente, pieno di riferimenti alla storia e al cinema e potrebbe far tornare un po’ d’amore per questa città a chi ci sta passando il mese peggiore dell’anno.
Questo è quanto, appena odierò un po’ meno i vacanzieri (e potrò di nuovo abusare del wi-fi delle biblioteche toccherà ai consigli per loro.
https://www.youtube.com/watch?v=APuOeFmCQME