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Agosto … moglie mia non ti conosco…

Creato il 08 agosto 2015 da Michele Orefice @morefice73

I bimbi sono in vacanza in Italia con mia moglie. Sono solo. Solo da già tre settimane. Da quasi tre settimane la casa è sola , come me.  I bimbi hanno 6 settimane di vacanze mentre io ne ho solo 3, per questo abbiamo deciso di dividerci, di portare la truppa in Italia e io ritornare in Germania.

Non c’è nessuno che corre, urla e poi piange perché uno dei fratelli gli ha fatto male.

A mezzogiorno non c’è Sara, mia moglie, che a gran voce ci chiama a mangiare anche se la pasta è ancora sul fuoco. In tutto questo silenzio ho tempo per fare quei lavori in casa che sarebbero impossibili con la truppa in casa , come ad esempio dare l’ olio al parquet. Ci abbiamo provato e immancabilmente il giorno dopo c’ era qualche impronta qui e là … anche se ci eravamo raccomandati tanto. Tra i pennelli e gli stucchi ogni tanto però mi fermo e penso. Capisco quanto sia importante la famiglia ma sopratutto quanto mi manchi Sara e il solo parlare con lei.

E adesso qui come in un film di Tarantino inizia una storia che non centra nulla con quella prima…

Le notizie rimbalzano dall’Italia e in questi giorni si parla spesso del Cocoricò di Riccione. Quel nome, quella discoteca mi riportano indietro da 20 anni o più. Si anche io andavo in discoteca, avevo i capelli lunghi e guidavamo 2 ore, dal nostro paesino vicino a Bologna, per andare a Riccione. Per andare alla festa. La parte più bella era quando ci trovavamo nel bar, nella parte preparatorio, nell’ attesa. Tutti tirati, con vestiti a volte stravaganti ci trovavamo nel bar del nostro paesino per scherzare un po’ e fare due chiacchiere. Poi via in macchina. A Lugo ci fermavamo in un altro bar, era diventato quasi come una tradizione. Autostrada e quindi arrivavamo a Riccione, al diversifico. La parte bella era appunto quella preparatoria, quella che ci portava alla festa perché tra di noi si scherzava, ci si divertiva. Eravamo tutti maschi , tutti con il pallino di trovare la ragazza. Un sabato sera di quelli andammo al Cocoricò. Mi ricordo che da fuori, in coda per entrare, si sentiva il rimbombo della musica. Dai vetri traspariva una folla ondeggiante. E poi? E Poi dentro era come essere in una marmellata di persone, si diventava una cosa unica che si muoveva al ritmo dei potenti woofer. E puntualmente mi capitava di chiedermi : ma cosa ci faccio qui? Il caldo, la musica assordante e nauseante. L’ impossibilità di scambiare parole con nessuno se non a gesti. Il buio falcato con luci stroboscopie, le facce allucinate della gente. Ma perché cavolo mi sono vestito bene? Chi mi vede qui? Sono un fantasma come tutti gli altri, spersonalizzato. Giriamo in tondo in cerca di non si sa cosa. Poi uno dei miei amici ha una grandiosa idea : non ce la fà più e io mi offro di accompagnarlo fuori. Prima di uscire ci fanno un timbro, nel caso volessimo tornare dentro.

In altre discoteche ci sono spazi all’ aperto di solito , nel Cocoricò , in quel Cocoricò di 20 anni fa no. Usciamo e andiamo a sederci in macchina per respirare un po’. Un tipo passa davanti alla nostra macchina e si mette a vomitare. Due ragazze si acquattano al fianco di un cespuglio di fronte a noi e fanno pipì per terra… si proprio lì davanti a noi. Ripensando alla strada fatta, al fatto che mi sono sposato, che sono arrivati ben 6 figli, non posso pensar altro che qualcuno da lassù mi voglia bene, che mi abbia guidato, che non ha permesso di perdermi. E adesso posso dire che quel periodo forse era necessario, era dovuto, era come metter il naso fuori per poter accorgersi che la felicità in quella baraonda, in quella marmellata di persone ondeggianti, la felicità non c’è. E’ altrove. La felicità era nelle risate tra amici al bar, gli scherzi tra di noi, il canzonarci. Poi Dio ci chiama a un tendere , a un desiderare, purtroppo allora, come oggi, i ragazzi son soli ad affrontare questo desiderio. Sono soli a capire di che cosa hanno bisogno, sono soli a capire come andare oltre e sono portati a seguire la massa. Se la massa va in discoteca a sballarsi lo fanno tutti. Lo fanno tutti anche se non si divertono se non ubriacandosi o impasticcandosi. Ci vorrebbe qualcuno , fuori dalle discoteche , a distribuire formule per la felicità, a distribuire una mappa, una proposta per cercare la felicità. Quello mi piacerebbe fare. E lo farei gratis. Chissà …. Che formula? Il Vangelo!

Buone vacanze!


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