La forte crisi d’ identità di un partito come la Lega – prosegue – fa dimenticare che il Ministero oltre a conservare le sue competenze in ambito agricolo e alimentare, rappresenta gli interessi unitari dell’ Italia in seno all’ Unione europea soprattutto per evitare le continue riduzioni ai fondi Pac (Politica Agricola Comune).
Questi interessi non possono essere rappresentati in maniera frammentaria da venti assessori regionali a Bruxelles, come sostiene l’ illuminante assessore regionale lombardo Fava della Lega. Egli – aggiunge il coordinatore – dovrebbe sapere che quando al Ministero c’era Zaia, a Bruxelles c’è andato poche volte perché indaffarato con la campagna elettorale in Veneto, di cui oggi è governatore, procurando così danni ingenti all’ Italia perché assente ai tavoli di negoziazione europei. I danni di quelle assenze li apprezziamo solo oggi, sulla nostra pelle!
Del resto – prosegue – il limite culturale della Lega è proprio quello di agire locale e pensare locale, per difendere unicamente gli interessi territoriali di qualche gruppo agroindustriale.
A meno che – evidenzia il coordinatore della Fima – non ci sia una volontà politica trasversale di tenere chiusi i battenti del ministero, per celare fatti e misfatti del periodo di gestione leghista e non solo. Nel 2012, infatti, l’ operazione “Centurione” portò alla luce un diffuso sistema di “corruzione radicato” da tempo. Tra gli arrestati ci fu pure Giuseppe Ambrosio, ex direttore generale del C.R.A., capo della segreteria del sottosegretario Braga ed ex capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan.
Il nostro dicastero – sottolinea – è uno dei più antichi della Repubblica Italiana, il suo rilancio, non la sua chiusura, dipenderà dalla capacità di tutelare gli interessi degli agricoltori e dei consumatori, in modo trasparente, non quelli dell’ agroindustria che ne ha già tanti a disposizione. Solo così potrà esserci una ripresa dell’ economia reale.
Confidiamo, pertanto, – conclude – nelle forze politiche sane del Paese che riserveranno una bocciatura sonora in Parlamento all’ indegna proposta.