C’è poco da indignarsi alla classifica del Sole 24 ore che relega Agrigento all’ultimo posto fra le 107 province d’Italia.
In questi anni le poche oscillazioni che abbiamo registrato, riguardano solo due tre punti al massimo. Ma tra 107esimi o 105esimi la cosa non cambia molto. E saremmo facili profeti che negli anni a venire questa posizione non può migliorare. Certo, non possiamo più peggiorare, non ci sono più posti sotto di noi.
Ma per migliorare, come si vede, occorrono più cinema, più teatri, più treni, aerei, strade.
E a noi, chi ci potrebbe dare queste cose? Palermo? Roma? Bruxelles? E perché dovrebbero farlo?
Qualcuno potrebbe facilmente rispondere: per bilanciare la situazione di un Paese che vede un Nord bello, forte e dove si vive certamente meglio, con un Sud povero che piange sempre miseria e chiede aiuto ai soli che potrebbero darglielo. Ma verrebbe certamente criticato e magari apostrofato con un semplice: “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
E noi siamo certamente causa del nostro male. Ma quello che la classifica concentrata sui depositi bancari, densità abitativa e propensione allo sport, biblioteche e librerie non mette in luce è che la nostra provincia sta morendo.
Chiudono imprese e negozi. E’ ripresa l’emigrazione e non solo della manodopera, ma anche dei “cervelli”. Terminato il liceo molti giovani cominciano a trasferirsi al Nord per studiare. E da li non torneranno più.
Fra un poco nell’Agrigentino scarseggeranno i giovani tra i venti e i 35 anni. E molti altri li seguiranno. Il mercato immobiliare si è praticamente fermato e gli enti pubblici, che una volta davano posti, magari clientelari, ormai non assumono più da anni. Addirittura non riescono a stabilizzare quanti da decenni vi lavorano come precari.
L’analisi del “Sole”, come si vede quindi, non aggiunge nulla di nuovo a quello che sappiamo già. Potrebbe essere solo un’occasione per riflettere e per spingerci a cambiare rotta e cominciare ad agire per invertire questo declivio verso il baratro.
Stelio Zaccaria de La Sicilia
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