riceviamo e pubblichiamo da un nostro amico di Palermo
Come diceva il mafioso a uno sprovveduto Roberto Benigni il problema di Palermo è...è...è il traffico. Non è la mafia, non è la disoccupazione. Ma a quanto pare la storia di Agrodolce sembra smentire questo assunto. Agrodolce è una soap che nelle intenzioni della Rai doveva diventare la "Un Posto al Sole" siciliana. La produzione è iniziata a Termini Imerese nel 2007. Chiaramente per i suoi cittadini, dopo la storia della Fiat, voleva dire una possibilità di riscatto. Per ristoratori, albergatori, commercianti avere in pianta stabile una grossa produzione televisiva per anni significava indotto. Per la povera gente possibilità di lavoro (anche semplicemente come comparse). Per la Sicilia un ottimo strumento di promozione turistica. Da metà 2009 la soap non va più in onda. Tutti si chiedono perché ma senza grandi risposte, però la produzione va avanti. A marzo di quest'anno si interrompe anche la produzione. Molti vanno in cassintegrazione, altri perdono il posto. Ci sono attori e maestranze che hanno rifiutato lavori investendo su un progetto che li avrebbe sostenuti per anni. Ma soprattutto si spegne quel barlume di speranza per tutti quei siciliani che avevano visto in Agrodolce un'opportunità.
Il danno non è poco, però sembra quasi che quando si tocca l'industria televisiva si pensi che tutti siano dei privilegiati figli di papà. Invece come in qualsiasi settore c'è gente che lavora, che ha figli, che fa dei sacrifici. Al momento molti premono perché la produzione riprenda. Ma non hanno mai ricevuto risposta. La settimana scorsa Il Fatto Quotidiano pubblica un'inchiesta che racconta tutta la storia e si viene a scoprire che dietro ci sono storie di mafia, nepotismo, e soldi della Comunità Europea persi perché mai impiegati per la produzione della fiction. Nell'attesa di sapere la verità, tutti i lavoratori sono a spasso, alcuni in cassintegrazione, molti devono ricevere ancora stipendi arretrati. E nessuno ne parla. A Termini Imerese però rimane l'amaro in bocca, dopo la chiusura dello stabilimento Fiat, per la seconda volta a distanza di poco tempo.