Magazine Pari Opportunità

Ah le donne! Che tentatrici!

Da Leragazze

raphael-santi-adam-and-eva-stanza-della-segnaturaL’opinione pubblica italiana (be’, la parte di essa che sceglie mezzi di informazione e non mezzi di irretimento, ma questo ci porta off topic) è rimasta giustamente sconvolta per la notizia proveniente dall’India della ragazza stuprata da un branco di uomini violenti e feroci che l’ha ridotta in fin di vita.

Non è che uno dei numerosi casi che si verificano in quel paese dove il numero degli stupri emersi nel 2011 è cresciuto del 9.2% rispetto all’anno precedente. E dove i casi denunciati sono solo una minima parte di quelli realmente verificatisi. In India, infatti, le donne stuprate devono subire anche la vergogna per la violenza e difficilmente troveranno un uomo che le sposi. Per cui molto spesso preferiscono non denunciare, ma quando lo fanno si devono confrontare con l’inazione e i pregiudizi dei poliziotti stessi.

La convinzione diffusa è che la colpa sia proprio delle donne che vestono in modo provocante, escono liberamente da sole, per esempio per andare al mercato, usano i cellulari, prendono i mezzi pubblici quando è scuro.

Che questo però non ci faccia cullare nella convinzione che questa mentalità sia legata a culture patriarcali di paesi arretrati. Nel nostro Occidente evoluto non accade altrettanto, se non peggio?

È dei giorni scorsi la sentenza della Corte Suprema dello Iowa che ha ritenuto legittimo il licenziamento di una donna da parte del dentista presso cui aveva lavorato per dieci anni. Il motivo? Il datore di lavoro temeva di non riuscire a resistere all’attrattività della ragazza. Anche se lui stesso ha riconosciuto che non era accaduto niente tra loro. Nei mesi che avevano preceduto il licenziamento lei “indossava abitini stretti che era impossibile non notare”. Quindi, insieme alla moglie, si è rivolto alla sua guida spirituale, un pastore, e ha proceduto al licenziamento. Come affermano i suoi avvocati, la decisione della Corte Suprema di respingere il ricorso della donna “è una vittoria per i valori della famiglia”.

Ma non è necessario guardare lontano, anche da noi si verificano episodi che sembrano riportare il mondo e la condizione della donna agli anni Cinquanta del Novecento, se non prima. Come non citare, infatti, l’editto che il parroco di Lerici ha affisso in bacheca. Ricordiamo le sue parole: “Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. […] Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo. roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?”

La Curia ha tenuto a precisare che il parroco resterà al suo posto, che ci vuol altro per spingerlo a lasciare le sue funzioni e il suo abito. Per curiosità: che cosa? Perché quello che ha scritto è una giustificazione del femminicidio se non un’istigazione alla violenza contro le donne.

Ovunque ci giriamo, dunque, la colpa è della donna che si comporta da tentatrice e suo l’onere di prevenire stupri e abusi. Vorrei far osservare che questa logica è un insulto all’uomo non meno che alla donna. Il presupposto è che gli uomini sono incapaci di trattenersi, non hanno alcun potere contro i propri istinti animaleschi ed è nella loro natura assalire le donne.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog