Se Berlusconi fosse stato gay, avrebbe avuto meno problemi. A giurarlo è Putin la cui omofobia viene a mala pena nascosta dalla ragion di stato, ma a pensarci bene non ha tutti i torti: si fa carne di porco delle minoranze qualunque esse siano, della diversità etnica e culturale, persino dell’appartenenza al sesso femminile, salvo rendere intoccabili i portatori di queste caratteristiche che in qualche modo sono arrivati sotto le luci della ribalta. Così nulla si può dire dell’operato della varie signore di ferro che quanto a spirito reazionario non hanno nulla da invidiare ai peggiori uomini o delle ochette governative o delle orride vaiasse televisive cosi canottate che avrebbero salvato il Titanic e men che meno si può parlare male delle culture diverse salvo impedire che esse abbiano una qualche voce. Naturalmente è anche impossibile colpire gli omosessuali con qualche potere: la cattiva coscienza non impedisce di rendere loro la vita difficile, le mormorazioni invereconde e quant’altro, ma rende impossibile la critica del loro operato che ovviamente non c’entra un bel nulla con le loro inclinazioni o nature. Insomma l’imperativo è evitare critiche per evitare che possano essere scambiate a seconda dei casi per omofobia, maschilismo o imperialismo culturale.
Il mondo è ormai fatto così, diviso tra la sostanza indecente e formalismo tanto artificiale da debordare facilmente, tanto che esiste ormai un corposo filone narrativo, soprattutto cinematografico che si ispira all’essere gay come fonte di autotutela proprio in ragione del politicamente corretto come, per esempio, il delizioso L’apparenza inganna con Daniel Auteil. E questo vale, almeno nell’arretrata Italia, anche per le carriere politiche. Pensiamo solo al vantaggio che ne può trarre un personaggio come Crocetta e immaginiamo solo per un attimo cosa sarebbe accaduto se Marino, rimanendo una creatura di Betttini e un sindaco incapace fino al midollo, fosse stato gay: il Pd non avrebbe potuto fargli la guerra nei modi prima sotterranei poi aperti tipico delle camarille, così come, dopo mafia capitale è stato costretto a tenerselo obtorto collo come soprammobile di onestà. E di certo la giunta avrebbe più difficoltà a opporgli un no o lo stesso Papa a dire di non averlo invitato, per l’inevitabile sospetto di discriminazione.
Purtroppo Marino va a cena con anonime donne bionde e com’è noto tiene anche famiglia, sia pure ossessivamente segregata come se le foto rubassero l’anima e non può dunque fruire di questo effetto, per quanto modesto possa essere. Ma è giusto che sia così: un onesto non può certo ricorrere a certi trucchetti e fingere di essere qualcosa che non è. O no?