È che ho la testa intasata.
La vita vera ha preso il sopravvento:
la carne,
le corse,
l'ansia,
gli incastri dei tanti doveri e dei molteplici ruoli,
le prospettive confuse,
le svolte altamente sospettate di svoltare,
il calcolo delle possibilità e poi anche delle probabilità,
la paura del vuoto
e la speranza segreta del vuoto,
l'attesa di una prospettiva chiara,
di una parola che squadri da ogni lato,
che renda esplicita e certa la strada verso un'inevitabile incertezza (flessibilità, flessibilità!).
lavoro per imparare a piangere e invece anche dove potrei (o dovrei) mi viene ancora da ridere.
soltanto la bicicletta mi concede qualche lacrima fuggitiva, chissà perché.
e così restano pagine bianche di fronte a giorni che scorrono lenti e pesanti,
pagine mute e immagini cieche.
sfogo altrove, là dove la velocità concede possibilità, i miei appunti per graffiare ciò che vivo.
che ne resti traccia, per carità!