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AHER AROP BOL: Il ragazzo perduto (Piemme)

Creato il 30 novembre 2010 da Aghi

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Aher non è orfano. Aher in Sudan una famiglia ce l’ha. Ha una mamma e un papà, e dei nonni. Anche se di loro non si ricorda niente e non sa se li rivedrà di nuovo. Aveva tre anni, forse quattro, quando suo zio se l’è caricato in spalla e l’ha portato via. Non c’era altra possibilità per sottrarlo alla violenza della guerra civile. Dopo giorni e giorni di cammino, all’arrivo al campo profughi in Etiopia non trovano nessuno ad aspettarli. Niente cibo, né acqua, né medicine. C’è solo un lago con l’acqua ricoperta da una patina scintillante, che lo zio gli impedisce di bere. Ci sono fantasmi di uomini e donne che a stento si reggono in piedi. E tanti bambini e ragazzi, loro sì orfani, e senza qualcuno che se ne prenda cura. Vengono chiamati ragazzi perduti, ma nessuno li sta cercando. Quelli più piccoli a volte piangono, sentono ancora la mancanza della mamma, ma per poco, perché poi bisogna lottare per sopravvivere. Quando anche lo zio lo lascia solo, Aher diventa uno di loro. Saranno la sua famiglia, i suoi compagni di cammino, a volte di gioco, il suo sostegno. A cinque anni, Aher ha già affrontato fame, sete e malattie. Ha già visto la morte da vicino, e camminato per giorni e giorni. Eppure il suo viaggio – seimila chilometri attraverso il continente africano deve ancora camminare. Intensa e coinvolgente, la storia di un ragazzino coraggioso che non si è mai arreso alla follia degli uomini.

Scritto da millecuori alle ore 18:43 del giorno: martedì, 30 novembre 2010


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