"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!"
Una semplice penna sporcata di inchiostro depositò su carta le immortali parole del sommo poeta; poche parole pregne di significato, disposte in qualche verso di un canto antico fin troppo antico ma stranamente attuale.
Ah serva Italia, il tuo nocchiero oggi non sarà qui a tenere il timone della nave, scossa dall' aria burrascosa verso la quale egli stesso diresse la rotta!!!
Non ammutinerà la nave né tanto meno deciderà di dirigere la rotta verso acque più calme.
Non si curerà del disprezzo del suo equipaggio, né si assumerà la responsabilità delle proprie colpe.
Non sarà oggetto della discussione di intellettuali scrittori, ma soggetto nell' insopportabile ciarlare di eleganti "prostitute" vestite di rosa.
Non porrà di fronte a sé i limiti della propria età, volendo celare l'inevitabile azione deleteria del tempo sul proprio corpo con atti più scandalosi che goliardici.
Non proverà la propria innocenza tramite le sue parole, ma approfitterà dell'avidità dei suoi simili.
E noi, equipaggio, saremo schiacciati dal peso dell'ingiustizia che egli quotidianamente alimenterà, fin quando il nostro tacito criticare non diverrà un disperato urlo di protesta.
Ma intanto continueremo a cantare in coro: "Capitano o mio Capitano".