"Aho, ma se te piace tanto l'estero allora restace". Piccole riflessioni a margine di un atteggiamento solo romano

Creato il 16 gennaio 2015 da Romafaschifo

Gli italiani in generale, ma i romani forse di più, si dividono in due categorie quando qualcuno fa notare che fuori dal bel paese le cose funzionano meglio:
  1. negano, dicono che non è vero, sostengono che chi la pensa così è un disfattista, e poi, nel nord Europa, saranno pure più precisi, ma noi siamo intelligenti, creativi, e poi c’abbiamo il sole, si mangia bene, il vino è buono...
  2. fanno cenno di sì con la testa e, tristemente, ammettono che è vero, che anche a loro è capitato...
Gli appartenenti alla prima categoria, in genere non si sono mai mossi da Roma, l’estate vanno al mare a Ladispoli, dove hanno la seconda casa, e frequentano solo altri romani, hanno fatto un unico viaggio all’estero, breve ed organizzato, di quelli che ti portano in giro e non vedi nulla, e sono tornati a casa con la convinzione che l’Italia è meglio, perché il caffè è ristretto e la pasta al dente.Gli appartenenti alla seconda categoria sono invece dei viaggiatori, che conoscono il mondo e sono in grado di fare confronti ed apprezzare le cose positive e criticare quelle negative e quindi in grado di valutare correttamente le varie situazioni e trarne dei buoni insegnamenti,Osservare il mondo con occhi critici infatti è fondamentale per capire le cose e provare a migliorarle.Affronto questo argomento, che può sembrare marginale in uno spazio che si occupa dei problemi di Roma, però molte volte le discussioni sono finite in vacca per colpa di gente che diceva, per esempio: “ma se Berlino ti piace così tanto, perché non ci resti?”.

Faccio una premessa importante. Io e mia moglie, da diversi anni, trascorriamo quasi esclusivamente le vacanze all’estero, in situazioni particolari. Mi spiego: facciamo lo scambio casa. Significa che per qualche settimana ci trasferiamo in un appartamento di un’altra città europea (ma anche del Nord America) e la famiglia che lo occupa abitualmente si sposta a casa nostra. La cosa avviene tramite un’organizzazione internazionale che fornisce le dovute garanzie, ma non era questo di cui volevo parlare.Se io, poniamo, trascorro le mie vacanze a Parigi con questo sistema, non andrò ad alloggiare in un albergo in zona turistica, ma mi troverò piuttosto in un appartamento, situato in un quartiere residenziale, farò la spesa al mercato, prenderò i mezzi pubblici, insomma farò la vita normale che farebbe un qualsiasi parigino, quindi potrò confrontare lo stare a Roma con lo stare a Parigi, e lo stesso varrà anche per Madrid, Stoccolma o, perché no, Istanbul.Tutte le volte torno da queste vacanze sconsolato e anche un po’ incazzato, e mi chiedo: “ma cosa ci manca a noi romani, per poter vivere come gli abitanti delle altre città della terra?”.Gli appartenenti alla prima categoria che ho prima descritto, sono talmente convinti che le cose debbano andare così (male), un po’ perché lo considerano inevitabile, ma forse anche perché, sotto sotto, gli sta bene, e pensano che vivere da furbi e/o da maleducati, sia più facile.INVECE NO!Vi assicuro che è molto più agevole, rilassante, ma anche più economico, vivere in un posto dove le cose funzionano, perché ci si muove con più facilità e non ci si stressa.Poi torno a Roma e devo rieducarmi, nel senso che devo ripristinare quel minimo di cattiveria e maleducazione necessari a sopravvivere nella Città Eterna senza essere presi a calci nei denti ogni cinque secondi.Quando ripenso alle mie vacanze trascorse nel mondo civile, mi si affacciano mille pensieri, esperienze piccole ma illuminanti.Butto lì alla rinfusa qualche esempio, con l’invito a far caso anche al paese, perché magari molti penseranno che “certo, in Svezia, è normale, quelli so’ scandinavi, però nun c’hanno er sole, so’ tristi e se suicidano pure”, ma parlo anche del sud, dell’Europa latina, Francia e Spagna, paesi molto simili al nostro, per finire con la Turchia in cui, lo ammetto, mi ero recato un po’ prevenuto e che si è rivelato un’autentica sorpresa, in senso positivo.Comincio proprio con Istanbul, che non è una cittadina piccola come Berlino (come sostiene qualcuno su questo blog ignorando che Berlino sia ben più grande e popolata di Roma), ma una megalopoli da 14.000.000 (non ho sbagliato, ho scritto quattordicimilioni, ma secondo alcune stime sono anche di più) di abitanti.Tutte le mattine uscivamo di casa e percorrevamo con l’autobus un lungo tragitto da Kartal (il quartiere periferico in cui abitavamo) fino al centro della città. Negli autobus di Istanbul tutti, dico tutti, si mettono in fila (manco fossimo a Londra) e salgono dalla porta anteriore. Tutti passano davanti all’autista e mostrano l’abbonamento, oppure fanno il biglietto e gli autobus, vi assicuro, sono pieni zeppi come a Roma.Certo, a Stoccolma gli autobus sono meglio di quelli turchi (che sono più o meno come quelli romani), ed è anche normale visto che il biglietto e discretamente salato (almeno per noi italiani, che guadagniamo molto meno degli svedesi), però……piccolo comune fuori Stoccolma, diciamo per fare il paragone con Roma, un posto tipo Monterotondo. Avevo la fermata sotto casa, con tanto di pensilina e tabelle con gli orari. Corse ogni 10 minuti nei giorni feriali e 20 in quelli festivi, corse ogni ora per tutta la notte.Il bus passava puntualissimo e l’autista aspettava che tutti si fossero messi a sedere prima di ripartire, e questo significava anche che c’era posto a sedere per tutti.Venti minuti di corsa e poi altri cinque di metropolitana per arrivare in centro, diciamo con le attese mezz’ora per andare da Monterotondo a Piazza Venezia, sempre volendo fare un paragone. Io, che a Roma abito abbastanza in centro, e dopo mezz’ora “sto ancora a aspetta’ l’ottantasette”, non posso che prendere nota e riflettere.Vogliamo parlare della pulizia delle altre città europee? Istanbul inclusa, nonostante le dimensioni e la confusione, vi posso assicurare che è cento volte meglio di Roma, per non parlare dei suoi bagni pubblici (regolarmente alla turca), in cui in terra potresti anche mangiare, per quanto sono puliti.Io la vedo la perplessità e la preoccupazione dei turisti stranieri a Roma, quando vedono la sporcizia, i marciapiedi pieni di buche con le erbacce alte, cresciute in mesi di incuria, per non parlare delle facciate dei palazzi imbrattate da decine di scarabocchi.Una signora francese che viveva in Svizzera, con cui abbiamo fatto uno scambio, quando la portai in giro per il quartiere (una zona di Roma medio alta e vicina al centro, non certo una borgata dell’estrema periferia) si guardava intorno smarrita, perché al degrado si accompagna in genere la mancanza di sicurezza. Nel resto del mondo si imbrattano le pareti degli edifici abbandonati in zone che sono terra di nessuno, non i palazzi abitati da famiglie normali. Gli stranieri, davanti a tutta quella merda di scritte sui muri, ti chiedono se la zona sia safe, cioè sicura.E che gli dobbiamo rispondere? Magari che più o meno lo è, stando però attenti alle zingarelle sulla metro che ti attorniano e poi ti rapinano, evitando i borseggiatori sul 64, e poi, se per caso si prende una macchina a noleggio bisogna pagare quel tizio strano che chiede soldi dopo che è stato regolarmente pagato il parcometro, se non si vogliono trovare le gomme tagliate al ritorno.Per favore, romani, viaggiate, con gli occhi aperti, annotate tutto e poi, al vostro ritorno, pretendete che Roma sia come l’estero.

Leonardo

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