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Ai giochi addio….

Creato il 04 marzo 2016 da Michele Orefice @morefice73

Entro in macchina, collego il cellulare alla radio e parto. Il telefono cercherà una canzone a caso per me, per accompagnarmi a casa dopo il lavoro. La musica esce dolce. La conosco bene. La sua dolcezza si spande piano piano. Il mio cuore regge poi quando il cantante dice ‘ai giochi addio….’ Non ce la faccio piu. Gli occhi mi si inumidiscono, una stretta forte al cuore. Ripenso al giorno del funerale di Virginia. Nella sala antistante la cappella c’era quella canzone. Una canzone malinconica. Una canzone che ricollego a quel mattoncino lego che le avevamo lasciato nella mano sinistra. Un lego con cui amava giocare, che teneva stretto anche quando la malattia se la stava portando via. E penso che quel lego è ancora là vicino a lei e io non sono riuscito a fare niente affinché lei potesse ancora giocare, potesse ancora restare bambina. Quanto mi mancano quei momenti in cui entravo in ospedale e lei contenta mi sorrideva. Quanto mi. Mancano quei momenti in cui la prendevo fra le braccia e le davo tanti baci sulla fronte. Momenti e attimi che sono scolpiti per sempre nella mia anima. Cicatrici che fanno un disegno che nessuno può capire. Solchi che attraversano la mia vita e che fanno quello che sono. Allora lì , dentro a uno di questi solchi, mi accorgo sempre di più come tutto sia bello e fantastico , mi accorgo sempre di più come debba ringraziare di tutto il disegno che Lui ha avuto su di me.Dio ha scelta e come dice la canzone … ‘Tu attendi un ospite 

favoloso e incognito, non sai che nome ha ‘… Penso sempre che quell’ospite fosse Gesù e che Lui voleva Virginia per se e non poteva essere altrimenti.

La canzone finisce, il mio viso è pieno di lacrime. Il cellulare me cerca un’altra ma in realtà mette su la stessa. Io ripercorro ancora con il mio cuore i passi della canzone. Forse ce l’ho due volte nella libreria delle canzoni, tanto vale aspettare la prossima. Ma non c’e una prossima il telefono mette su continuamente solo e quella canzone. Forse i bimbi hanno giocato con l’apparecchio qualche giorno fa’. O forse io ho ascoltato quella canzone la settimana scorsa. O forse Virginia è venuta a salutarmi e le lacrime non sono più cosi salate e amare ma diventano un grazie, ancora grazie. 


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