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Aikido: ci blocca o siamo noi a bloccarlo?

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 4 giugno 2014  Autore: BudoFriends

Oggi su BudoBlog un ospite d’eccezione, il caro amico Salvatore Di Fusco che sino a oggi ci ha regalato “solo” splendidi commenti. Dopo “armoniose” pressioni del sottoscritto e di Simone ecco il tanto atteso suo primo, ricchissimo articolo. Benvenuto collega autore di penna e di budo!

***

Ho assistito, come non mi capitava da un po’, a una lezione di Aikido senza praticare… e come detto da Stefano in un altro articolo, ho potuto notare diverse cose.

La lezione era incentrata sul Kokyu e sono stati studiati diversi Kokyunage. Nella pratica succede molto spesso che una tecnica “non funziona” con alcuni mentre con altri si. Mi sono sempre chiesto se questo fosse realmente un problema della tecnica in se o di chi la mette in pratica. Marco ha saputo dare la risposta con una semplicità incredibile.

Quando noi ci prepariamo a subire un attacco, già nel nostro corpo e nel nostro spirito ci prepariamo a contrastare chi ci attacca, ancor prima che sia arrivato. E questo scatena in noi: resistenza, competizione, aggressività. E si finisce per usare molto spesso la forza. Blocchiamo la respirazione. Blocchiamo noi stessi. E quindi finisce l’Aikido… diventa tutto qualcos’altro!

Molto spesso dimentichiamo che una tecnica per “funzionare” ha bisogno dello sbilanciamento di chi ci attacca, senza usare la forza ma armonizzandoci con quella che Uke ci generosamente ci offre.

Armonizzare… se ne sente parlare spesso ma quando poi si tratta di metterlo in pratica, confesso di avere molte difficoltà. Perché è un concetto molto bello, rilassante, evoca immagini di azioni lente e fluide… però chi ci attacca non lo fa con l’intento di farsi armonizzare!!! Anzi, tutt’altro. Da fuori può sembrare che “fare Aikido” sia una cosa statica, fatta di sequenze fisse che danno sempre lo stesso risultato: attacco, tecnica, chiusura. Il classico sistema dove tutto è bloccato e nulla può variare.

Invece io vedo nell’Aikido proprio tutto l’opposto: è vitale, in continuo cambiamento, si adatta con noi al mutare delle situazioni ed è questo continuo cambiamento che in qualche modo ci costringe a crescere, a cambiare il nostro modo di pensare, ad ascoltare quello che avviene attorno a noi.

Camminiamo tranquillamente,mantenendo sempre il nostro centro, e vediamo cosa succede intorno a noi. E una sera di primavera, pur osservando solamente, credo di aver mosso un altro passettino in questo affascinante mondo che risponde al nome di Aikido.

E tu cosa ne pensi?

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