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La copertina dal sapore vintage mi ha intrigato, il materiale presentato è una rivisitazione di un vecchio personaggio della Golden Age del fumetto rivisto in chiave moderna dagli scrittori Chuck Dixon e Gianluca Piredda e dal disegnatore Ben Dunn.
Airboy è un personaggio creato nel 1942 da Charles Biro, Dick Wood e Al Camy che vide il suo esordio sul secondo numero dell'albo Air Fighters Comics della Hillman Periodicals. Dopo aver conquistato una testata a suo nome Airboy riuscì a contare 89 uscite arrivando indenne fino al Maggio del 1953.
Il personaggio fu ripreso nella seconda metà degli anni Ottanta dalla Eclipse Comics che ne produsse una cinquantina di episodi più diversi speciali. Tra gli scrittori figurava già Chuck Dixon che diede il suo contributo al personaggio ancora una volta nel 2009/2010 per la Moonstone Books.
La miniserie che viene qui presentata, sempre a firma Chuck Dixon, è del 2012 uscita oltreoceano per Antarctic Press. Nonostante l'amore dichiarato dallo scrittore nei confronti del personaggio, durante la lettura questo amore purtroppo non traspare, così come non traspare l'amore della casa editrice verso questa propria creatura. Non ho ben capito se la Colors&Gold stia tastando il terreno delle edicole con questi due prodotti a fumetti, ma se questo è un tentativo di immettersi in questo settore di mercato si è partiti con il piede sbagliato.
Il formato ci può anche stare, 124 pagine in bianco e nero formato Bonellide a 3,50 euro. La stampa in toni di grigio non è eccezionale, c'è da dire che il prodotto era in B/N già in originale e che quindi non è stato snaturato dall'edizione italiana. I problemi arrivano con la traduzione davvero approssimativa costellata anche da qualche errore ortografico o di lettering, una cosa davvero fastidiosa. Espressioni come "Potrei abbatterlo ora, ma sono curioso di vedere dove il suo nascondiglio" o "Il possente Mo' ha buttato la spugna" o "Quel furfante mi stanno facendo venire un'ulcera! Ha fatto fuori una dozzina di aerei e messo fuoco a un cargo. E sono disperato dalla mancanza di risultati". Siamo solo alla quinta pagina della storia e ho tralasciato di riportare un paio di espressioni veramente legnose.
La trama è lineare, l'albo si lascia leggere ma non offre nessun picco emotivo, non diverte particolarmente, presenta caratteri e personaggi tagliati con l'accetta e, cosa ancor più grave, non suscita neanche nostalgia per l'epoca d'oro dei comics americani.
Da quel che ho capito il nuovo Airboy, Davy Nelson, è il figlio dell'Airboy originale nonostante la vicenda sia ambientata nel 1946 nel Pacifico, quando le ostilità tra Stati Uniti e Giappone sono ormai cessate. Nakai è un soldato giapponese, spina nel fianco dell'aviazione americana, che ancora non si è reso conto che la guerra è finita. Invece di tornare alla vita di tutti i giorni il dinamico duo ormai riconciliatosi, composto da Airboy e Nakai, si troverà invischiato in un complotto che vede protagonisti Yakuza, scienziati pazzi, fanatici guerrafondai e robottoni giapponesi agli ordini di un Lord Goro intenzionato a riportare il Giappone ai suoi massimi fasti! Airboy può contare sull'aiuto di Birdie, un modello avanzatissimo di aeroplano costruito da un monaco (?) mentre Nakai farà affidamento sulle sette virtù del Codice del Bushido: rettitudine, coraggio, benevolenza, rispetto, onestà, onore e lealtà. E sticazzi.
I disegni di Ben Dunn sono un fastidioso incrocio tra tratto manga-style e tradizione occidentale, un connubio che personalmente non ho mai apprezzato.
No, no, non ci siamo. Piuttosto le ristampe dell'Airboy originale che almeno come documento storico...
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