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Aironi e FIR, una lettera di amore e rabbia

Creato il 26 maggio 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Aironi e FIR, una lettera di amore e rabbiaLettera pubblicata sul Corriere della Sera

Vorrei denunciare un furto. Sono stata derubata di un ideale: un furto forse premeditato e insidiosamente realizzato. Il 19 maggio, repentinamente, la Federazione Italiana Rugby ha deciso di revocare la licenza agli Aironi per la partecipazione alla Celtic League dopo più di cinque mesi di trattative. Lo sappiamo cos’è il rugby. È un gioco in cui si cerca di vincere la partita, ma questa vittoria viene in genere cercata con cavalleria, integrità, coraggio, forza e
grande rispetto dell’avversario. Il rugby italiano, almeno nel circuito delle grandi leghe, è ai suoi inizi e un fenomeno esemplare è costituito dal fatto che le squadre più forti non sono nelle grandi città. In Italia, finché parteciparono al campionato nazionale, Treviso e
Viadana (quest’ultima addirittura non confrontabile come dimensioni con Treviso) dominarono. Possiamo con certezza dire che il rugby è ancora in una fase in cui lo sviluppo delle squadre dipende molto dalla competenza, passione e dedizione dei dirigenti delle
società. Certo, gli Aironi hanno subito molte sconfitte e ottenuto poche vittorie nella lega celtica. Però questo è il prezzo che si impone per crescere e anche il risultato cui le compagini italiane, in questo momento, sono in grado di raggiungere. È il caso della nazionale, da non molto ammessa al Sei Nazioni, che vince raramente, ma non per questo è
meno amata e rispettata trattandosi ogni vittoria di un significativo passo avanti. Eppure, a fronte di questa situazione e dei progressi faticosamente conseguiti, la Fir decide di disfarsi degli Aironi e della sua dirigenza. Sabato scorso è stato presentato in Consiglio un bilancio assolutamente accettabile che la Federazione avrebbe dovuto sostenere proprio per agevolare la diffusione e l’evoluzione di questo sport di grande dignità nel nostro Paese.
Resta perciò il dubbio che altre ragioni, forse personali, abbiano inciso sulle scelte della federazione. Se il rugby, come tutti pensiamo, è quello che abbiamo detto, comportamenti «non nobili» ne possono piegare l’anima proprio mentre l’equilibrio complessivo dello sport italiano non può fare a meno che il rugby conservi le sue caratteristiche di disciplina poco venale, caratterizzata da grande integrità.
Monica Paparcone


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