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Aironi e Treviso, bilancio di un’annata celtica

Creato il 07 maggio 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Aironi e Treviso, bilancio di un’annata celticaLa rubrica “Mischia aperta” di Antonio Liviero per Il Gazzettino. E sui permit player la penso esattamente come lui

La stagione di Pro12 ci ha riconsegnato quasi le stesse posizioni di classifica della scorsa edizione: gli Aironi ultimi, il Benetton decimo. Ma a guardare dentro i numeri ci sono stati progressi: i lombardi, pur scossi dalla crisi finanziaria, hanno vinto 4 partite, 3 in più del primo anno. I Leoni nella graduatoria ufficiale occupano il decimo posto, ma solo per effetto della differenza punti. Nella sostanza sono saliti di una posizione, alla nona piazza, con gli stessi punti del Newport e a una sola lunghezza dal Connacht. Hanno vinto due partite in meno (7) della stagione celtica d’esordio, ma hanno più che triplicato i bonus, segnato più
mete (41 contro 29) e soprattutto si sono sbloccati in trasferta: 4 successi all’estero, due
pesanti con Glasgow e Ulster. Semmai a venire meno è stato il rendimento casalingo dimezzato da 7 a 3vittorie. Probabilmente perché gli avversari ora arrivano più concentrati e prudenti.
Consola però il fatto che il progetto Benetton va avanti. Dopo aver dedicato il primo anno a gettare le basi del gioco fasi di conquista, maul, intensità) in questa stagione si è visto lievitare l’attacco con una netta evoluzione in termini di velocità, ritmo e movimento. Anche la maturazione dei giocatori in prospettiva azzurra ha continuato a dare frutti. La crescita di Rizzo, Minto, Iannone, di Morisi in autunno e dello stesso Gori in primavera sono sotto gli occhi di tutti.
Restano da compiere passi importanti nell’organizzazione difensiva, nel gioco al piede e nella gestione tattica delle partite perché troppi successi sono sfumati all’ultimo minuto. Ma il salto di competitività più importante dovrà riguardare il rendimento durante la finestra internazionale di febbraio-marzo e nel finale di stagione quando si va in riserva di energie. Conti alla mano, solo due partite (una per franchigia) sono state vinte da febbraio in poi. È
evidente che nel momento in cui servirebbe qualità dei ricambi, specie in termini di
attitudine fisica, atletica e mentale, l’ovale italiano si affloscia. Non traggano in inganno i
risultati di settembre e ottobre a Mondiale in corso: si era all’inizio della stagione, le forze erano fresche, la preparazione simile a quella degli avversari, i permit players ben integrati nel sistema di gioco. Quando sono rientrati gli azzurri, chi gli ha lasciato il posto ha smarrito l’attitudine, il ritmo e, nel caso di chi è tornato in Eccellenza, anche i riferimenti tattici. Emblematico il caso Chillon: convincente in autunno, totalmente spaesato in inverno.
Le franchigie andrebbero messe almeno nella stessa condizione delle avversarie. Dovrebbero poter contare su una seconda squadra che parli lo stesso linguaggio tattico e con la quale gestire direttamente forma e recuperi dagli infortuni. In subordine, il sistema dei permit players andrebbe ribaltato: dalla Pro12 al campionato e ritorno, non il contrario.
Infine, la Nazionale: dovrebbe impegnarsi a mettere a disposizione sempre i giocatori non
utilizzati nei test-match in tempo utile per le sfide celtiche. Possibilmente allentando la
stretta sull’incompatibilità di ruolo per gli stranieri: un anacronismo nell’era della polivalenza tecnica.


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