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Aironi-Fir, la versione di Tonni. E se Treviso…

Creato il 16 aprile 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Aironi-Fir, la versione di Tonni. E se Treviso…Ivan Malfatto per Il Gazzettino

Prima gli onerosi «ma non fuori mercato contratti dei cinque azzurri fatti rientrare
dall’estero, condivisi con il responsabile alto livello e l’apposita commissione Fir». Leggi
Carlo Checchinato e il vice presidente Nino Saccà. Poi l’uno-due stile pugilistico: «Nel
giro di cinque mesi a cavallo dell’estate scorsa i soci non hanno rispettato gli impegni e
lo sponsor si è ritirato». Leggi la componente di Parma della franchigia e il Monte Paschi
Siena. Così gli Aironi si sono trovati in difficoltà economica. Hanno chiesto alla federazione un aiuto finanziario «lasciando ad essa stessa valutarne la congruità» per continuare l’avventura in Pri12. Invece la franchigia presieduta da Silvano Melegari è stata esclusa dal torneo. Con la revoca della licenza nel consiglio federale del venerdì di Passione (pasquale). E ora risponde impugnando la decisione davanti alla giustizia sportiva, perchè ritiene di avere diritto a quella licenza. «Siamo i primi ad ammettere di aver commesso errori, ma una volta passata la nottata gli Aironi troveranno la forza di risalire, di tornare a volare, con la politica dei piccoli passi. Come ha sempre fatto in quarant’anni di vita il Viadana».
La ricostruzione dei fatti è di Franco Tonni. Direttore sportivo della franchigia e anima del
rugby viadanese. Una versione dal fronte Aironi che sottende una responsabilità etica e operativa della Fir sulla vicenda che sta scuotendo il mondo del rugby italiano. Con l’operazione del rientro degli azzurri dall’estero nodo centrale. «Era uno degli obiettivi del passaggio al sistema delle franchigie -spiega Tonni – Una direttiva fortemente caldeggiata dalla federazione per il bene della Nazionale. Noi ci siamo dati da fare. Riportando in Italia Aguero, Perugini, Bortolami, Masi e Orquera con contratti pluriennali. Non a cifre folli, come si dice in giro, ma in linea col mercato, con quanto avrebbero preso in Francia e Inghilterra. Sopraggiunta nel giro di pochi mesi la difficoltà finanziaria, difficile da superare nella contingente situazione economica italiana, abbiamo chiesto alla Fir un aiuto ulteriore per onorare fino a scadenza tali contratti. Prima a livello informale, poi con una lettera portata in consiglio. Non mettevamo cifre, lasciavamo alla federazione stabilirne l’entità».
La cifra necessaria sembra sia qualche centinaio di migliaia di euro. Tant’è che la Fir ha
risposto con l’offerta dello staff gratuito, stimabile sui 400-500 mila. «Staff rifiutato perchè
non lo ritenevamo di livello per il percorso finora fatto dagli Aironi, non perchè abbiamo
disprezzato l’offerta» continua Tonni. Così si è arrivati alla revoca della licenza. E al «buio
oltre il ricorso» a cui è appeso oggi il destino della seconda franchigia di Pro12.
Obiezione a tutto ciò: se la Fir avesse dato i soldi per i contratti agli Aironi avrebbe fatto due pesi e due misure rispetto a Treviso. «A mio avviso no – spiega Tonni – Non hiedevamo la carità. Non dicevamo date i soldi a noi perchè siamo meglio degli altri. Chiedevamo un aiuto, anche un prestito da restituire in tempi migliori, per far fronte a un momento oggettivo di difficoltà innescato da una strategia caldeggiata dalla Fir e non seguita da Treviso, visto che gli azzurri si erano offerti pure al Benetton, ma non li ha presi. Insomma, c’era da fare passare la nottata…». Invece è stata spenta la luce. Ora il rugby italiano attende di sapere come finirà il ricorso degli Aironi. Chi presenterà la candidatura alternativa per il bando di franchigia che scade il 25 aprile. «Vedremo se qualcuno avrà il coraggio di farlo -dice Tonni – soprattutto fra chi in consiglio federale ha votato per la revoca della nostra licenza». Oppure come sarà gestirà la franchigia federale “temporanea” (si chiamerà Azzurri? Cristian Gajan allenatore?), nel caso sia questa la soluzione. La morale conclusiva di Tonni è però amara: «Nel rugby professionistico italiano esistono solo due grandi famiglie. Una potente, i Benetton, l’altra generosa, i Melegari. Indurle a sparire, anche a Treviso potrebbero stufarsi dell’andazzo, non è la soluzione più illuminata».


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