Questo articolo l’ho letto più volte. L’impressione che ho è che Melegari stia per mollare (e aggiungo: e se avesse già tutto pronto?) e che stia cercando solo l’occasione buona per annunciarlo, magari creando il clima “adatto”. Che da ambienti FIR si cerchi di destabilizzare la franchigia sicuramente più vicina alla federazione mi pare risibile. Il nome di Gajan – al pari di quello di Delmas – circola da metà dicembre, non è una invenzione degli ultimi giorni. Il neo ct azzurro Jacques Brunel ha parlato apertamente di “problema tecnico” per quanto riguarda gli Aironi. Impossibile non essere d’accordo. E’ evidente che nelle prossime settimane voci, rumors e annunci si inseguiranno. Gli Aironi al via della prossima stagione saranno giocoforza molto diversi da quelli di oggi.
Questo l’articolo di Leonardo Bottani per la Gazzetta di Mantova
Dapprima le voci messe in giro ad arte sulle difficoltà finanziarie con tanto di epitaffio già
scritto. Quindi, addirittura, la diffusione del nome del supposto futuro allenatore. Alla fine
il presidente Silvano Melegari si sfoga: «E’ vero, abbiamo problemi finanziari ma sono ben
noti. Quello che è successo poi l’altro giorno conferma che c’è una regia occulta che lavora
per destabilizzare gli Aironi: non è possibile che nel giro di 10 minuti mi chiamino ben tre
testate nazionali per chiedermi la stessa cosa: ‘Ma è vero che state pensando a Christian
Gajan al posto di Rowland Phillips?».
Dovrebbero essere giorni tranquilli quelli degli Aironi, con gran parte della squadra a
riposo e gli occhi puntati sulla Nazionale dove ben 11 giocatori della franchigia stanno lavorando per un posto nell’Italia anti-Francia. E invece sono giorni incandescenti. Melegari
non si nasconde dietro a un dito: «Se a livello di Celtic League siamo soddisfatti per le 3 vittorie già portate a casa, in Heineken cup il bilancio è negativo. A parte le gare coi Tigers,
nelle altre siamo andati male, col disastro contro Clermont che non ho ancora capito. Comunque, risultati che dimostrano che non siamo ancora adeguati per questo livello».
Ma sta proprio qui il nodo: perché gli Aironi non sono all’altezza di una coppa nella
quale invece Treviso, almeno in casa, tiene fin quasi all’ultimo minuto? «In primo luogo i
giocatori non hanno dato le risposte adeguate – risponde il patron -. E, lo ripeto, mi aspettavo un apporto maggiore soprattutto dai più esperti che hanno sostenuto la squadra in modo altalenante, come hanno poi dimostrato le vittorie con Treviso e Connacht in Celtic. Clermont inoltre, come i Tigers, ha un budget 3 o 4 volte il nostro. Come Munster, Leinster e Ospreys in Celtic hanno budget almeno doppi. E hanno più stranieri».
Il principale problema degli Aironi è proprio finanziario: «Le nostre possibilità economiche – riprende Melegari – sono state ulteriormente ridotte dal mancato apporto di Parma,
con un 25% in meno. E aggiungiamoci poi l’uscita di scena di Mps come ma in sponsor in
piena estate. Non possiamo nascondere che abbiamo dei problemi. Abbiamo la necessità di
un intervento esterno per chiudere il campionato». Tradotto: o ci da una mano la Fir o sono
guai. Ma qui sta proprio la questione: si ha il fondato sospetto che dagli ambienti federali in
queste settimane siano state diffuse artatamente voci di un sicuro disimpegno da parte di
Melegari, con la trasformazione degli Aironi in una franchigia totalmente federale. Con
tanto di carico da undici qualche giorno fa con la diffusione contemporanea ai media nazionali del n ome di Gajan quale successore di Phillips. «Sono offeso, sono esasperato per
questi attacchi pesanti – afferma il presidente -. In 20 anni credo di aver fatto molto per il
rugby, in particolar modo in questi ultimi due anni. Non credo di meritare un trattamento simile. C’è una regia occulta che punta a destabilizzare la franchigia per obbligare a
determinate scelte. Ma le scelte vanno fatte insieme. A questo gioco io non ci sto. Ho già
detto allo staff, director of rugby compreso, di non prendere nessun provvedimento
per il futuro. Non sta scritto da nessuna parte che Melegari debba rimanere per sempre».
Quindi la chiusura ultimativa: «Se non raggiungiamo una tranquillità finanziaria e se lo
staff futuro non si discute insieme allora, prego, si faccia avanti qualcun altro». Certamente
appare difficile il trasferimento a Parma dove manca l’organizzazione, lo stadio adeguato e,
soprattutto, i soldi come stanno a dimostrare le recenti tristi vicende societario-sportive dei principali club.