Orazio e Serena si amano. Orazio da tre mesi la segue, si ferma davanti la sua casa e sospirando alza lo sguardo nella speranza di intravederla alla finestra. Serena, anche lei innamorata, è proprio dietro quel vetro a spiare le mosse di quel giovane che non osa avvicinarla. Ci vuole un’idea! Ed ecco che Orazio si tramuta in Letizia: un po’ di trucco, una gonna e così può stare con Serena, intonare con lei duetti di amicizia, e soprattutto parlarle di quel ragazzo tanto timido. Situazione impossibile perché Serena non si accontenta di evocare Orazio in compagnia della nuova amica. Veste allora i panni maschili di Carmine, in modo da avvicinare Orazio ed impegnarsi con lui in discussioni che ovviamente hanno come tema Serena. Si conclude così al Teatro Rifredi di Firenze la rassegna Il piacere della lettura. Un omaggio al grande maestro Vincenzo Cerami reso attraverso la lettura in scena del suo romanzo Amorosa presenza (Garzanti, 1978). Un omaggio che sul palco vede impegnati la figlia Aisha Cerami e Marco Cocci che con le loro splendide voci danno vita alla travolgente e spettacolare storia d’amore di Orazio e Serena. A curare lo spettacolo è chiamato il regista Angelo Savelli, le musiche sono di Nicola Piovani e le canzoni che ascoltiamo hanno le parole dello stesso Vincenzo Cerami.
La scelta di questo romanzo per Savelli è qualcosa di personale: «Ricordo alcune terse giornate autunnali a Sabaudia, nella casa al mare che fu di Pasolini e Moravia, ad ascoltare Cerami e Nicola Piovani che discettavano sulla possibilità di trasformare in uno spettacolo musicale il surreale apologo di Amorosa presenza, che per il piacere del pubblico non voglio qui svelare il finale. Ogni tanto mi intromettevo anch’io tra loro, forse maldestramente, nella segreta speranza di venire coinvolto in quell’affascinante progetto di cui, però, non se ne fece più nulla. Qualche anno dopo invece realizzammo, tutti e tre insieme, L’amore delle tre melarance che debuttò al Festival di Avignone con grandissimo successo e segnò l’esordio nel teatro di Vincenzo. Un’attività teatrale, quella di Cerami, lunga, intensa e di grande originalità, forse un po’ ingiustamente oscurata dalla meritatissima fama di scrittore (con i successivi e bellissimi La lepre e Fantasmi) e soprattutto di sceneggiatore a fianco di Roberto Benigni, Gianni Amelio, Sergio Citti e Antonio Albanese».
Lo stesso Savelli continua regalandoci una chicca su Amorosa presenza: «Pier Paolo Pasolini, che era stato professore di Vincenzo Cerami alle scuole medie di Ciampino, stava per scrivere l’introduzione al romanzo d’esordio del suo allievo, Un borghese piccolo piccolo, quando venne barbaramente ucciso. Fu quindi Italo Calvino nel 1976 a battezzare quel bel libro destinato ad un successo strepitoso, anche grazie alla successiva trasposizione filmica di Monicelli e Sordi. Nel 1978 Cerami spedì a Calvino il suo secondo romanzo Amorosa presenza. Gli piacque molto. Si meravigliò per la singolarità del racconto e per lo stile così diverso dal primo, e così claustrofobico. Gli scrisse che, al contrario di come pensano i più, un vero scrittore inventa uno stile per ogni romanzo, cambia pelle di volta in volta. E, naturalmente, aveva ragione». La pièce ha una scenografia scarna: una panchina, un albero, due leggii, due appendiabiti con i vestiti per il cambio. Un “cambio” di sé che rivela la paura di non essere all’altezza, che dovrebbe aiutare i due a rendere concreto il loro amore, ma che, invece, nuoce al possibile rapporto perché i due innamorati perdono la possibilità di essere semplicemente se stessi. Due voci che si mischiano perfettamente tra parole e canzoni in un’atmosfera che ricorda la semplicità di un incontro tra amici nel salotto di casa. Uno spettacolo che merita di essere visto (e ascoltato) e portato in giro anche per ricordare un autore che è entrato nella storia della nostra letteratura e del nostro cinema.
In copertina: Vincenzo Cerami