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Akira

Creato il 21 luglio 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

akira-poster-akira-13827694-1013-1500Akira e lo spettatore informato

Ritorna al cinema il film cult del 1987 diretto da Katsuhiro Otomo. Ma la domanda è una sola: oggi come può esser interpretato Akira (1987)?

Da qualche anno a questa parte la distribuzione italiana ha riscoperto l’animazione giapponese. E dopo aver fatto uscire nelle sale cinematografiche diversi capolavori di Miyazaki, ora è il turno di una pellicola che, non solo si attesta nell’immaginario e nella storia cinematografica come vero e proprio oggetto di culto, ma anche come opera precorritrice del cinema cyber-punk e post-olocausto nucleare. Ed è sotto questo filtro che Akira va analizzato e assaporato. Difatti è innegabile che un film del 1987 sia un prodotto originale e che abbia, con la sua immensa commistione di generi differenti (fantascienza, misticismo e tematiche socio-politiche), condizionato il successivo modo di fare cinema. Creativo e assolutamente in anticipo sui tempi, il film di Otomo (che gli ha causato un blocco registico, ovvero dopo Akira non è riuscito a realizzare più nulla) mette sul piatto diverse tematiche interessanti. A partire da quella ferita ancora aperta della bomba nucleare (riproposta sotto forma animata a inizio pellicola e traslata di 33 anni), che scoppiando al centro di Tokyo rende necessaria la creazione di una Neo-Tokyo. Otomo ci trasporta 31 anni avanti nel tempo (2019) e ci serve su di un piatto d’argento un mondo nichilista, decadente, ultra-violento e dominato da un numero imprecisato di gang di motociclisti, che non sono altro che ragazzini delinquenti dediti al vandalismo e alle risse. In uno di questi gruppi si trovano Kaneda e Tetsuo. Il primo è il capo, mentre il secondo è più giovane, imprudente e caratterizzato da una viscerale rabbia. E proprio Tetsuo si troverà al centro di un esperimento chiamato Akira.

Misticismo e filosofia che crede nell’energia contenuta all’interno del nostro corpo. Di questi elementi si compone Akira, un prodotto precursore, che ha dato avvio a un genere e che ha aperto le porte europee all’animazione giapponese. È soprattutto per questi motivi che Akira è considerato un cult ed è celebrato come opera unica nel suo genere. Però come può essere accolta una pellicola di questa tipologia ai giorni nostri? Probabilmente come elemento convenzionale di un cinema che ha ricamato sopra al genere cyber-punk. È indubbio che il pubblico odierno si sia già potuto misurare con prodotti che hanno sviscerato un microcosmo post-olocausto nucleare – basta rifarsi a film come ad esempio L’esercito delle dodici scimmie oppure a prodotti nostrani (che lo hanno declinato in versione ludica) come Nirvana (1997) – senza dimenticare il più recente Chronicle (2012) che ha affrontato il tema della “potere oscuro” e delle sue conseguenze. Insomma lo spettatore contemporaneo si trova di fronte a numerosi esempi, che hanno segnato l a sua infanzia e la sua crescita filmica. Eppure è proprio qui che bisogna effettuare quel necessario scarto visivo e storico, che ci pone di fronte a due tipologie di spettatori: lo spettatore informato e quello disinformato. Il secondo non è del tutto negativo, ma si è avvicinato ad Akira attirato da tre termini fondamentali: evento, animazione giapponese, cult. E probabilmente avrà trovato il film di Otomo superficiale, banale e per nulla originale; una sorta di enorme puntata di Dragon Ball, più umana e meno spaziale. Diversamente lo spettatore informato approccia la pellicola in modo differente e comprende l’originalità di un’opera che ha anticipato i tempi ed è diventata uno strumento premonitore. Basterebbe osservare con cura e precisione la delineazione della polizia (fascista), di un governo incapace di prendere decisioni sensate, dell’annullamento dell’opinione pubblica e delle rivolte urbane, che ribaltano camion e macchine in nome in un nuovo falso (?) mito.

Akira, pellicola dotata di una potente indagine della decadenza sociale e di un’interessante voglia di rispondere a domande che hanno caratterizzato l’esistenza umana (come a esempio l’origine dell’universo che conosciamo), è brutale, violento e sconvolgente. Senza naturalmente dimenticare l’animazione accuratissima (e assolutamente anti-convenzionale per gli anni Ottanta, nei quali la rotondità disneyana era indubbiamente la padrona) e una colonna sonora, composta da Yamashiro, contraddistinta da sonorità tribali e metalliche melodie da sintetizzatore. Akira ha “creato” (il virgolettato è d’obbligo perché qualche anno prima ci si ricorda di un certo Blade Runner) la filosofia cyber-punk e vederlo 25 anni dopo in sala è un vero piacere.

Uscita al cinema: 29 maggio 2013

Voto: ***1/2


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