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Nel 1986, a vent'anni, feci la mia prima vacanza all'estero.
Con la mia vecchia, e lo era anche allora, Renault 4 bianca, con gli amici di sempre, andammo fino alle spiagge della Costa Brava.
Un giorno lo dedicammo alla visita di Barcellona. Naturalmente andammo in pellegrinaggio al Sarrià, dove quattro anni prima Paolo Rossi, da solo, sconfisse il Brasile. Poi al Camp Nou. Mi ricordo di averlo girato tutto, da un settore all'altro, fino a mettere piede sull'erba del campo.
Non mi ricordo dove, ma mi ricordo di aver letto, allora, una frase che si traduceva più o meno così.
Ci sono tre cose importanti nella vita di un'uomo. La prima è crescere un figlio, la seconda è piantare un albero, la terza andar a vedere il Barça.
Visto che la prima la stò già facendo da un po', e che la seconda l'ho fatta più volte, mi restava da fare solo la terza.
Veder giocare il Barça.
Alle due del pomeriggio mi hanno messo in mano un biglietto per vedere Barcelona-Malaga.
Partita della Liga spagnola, ormai poco significativa per la classifica, visto che mancano solo tre incontri alla fine del campionato che è già stato vinto, di fatto, dal Real Madrid, ma pur sempre la seconda che incontra la quarta.
Da quel momento non sono riuscito a pensare ad altro.
Alle 18,45 ero già ai cancelli. La gente iniziava ad arrivare da allora, e man mano che ci si approssimava all'inizio della partita, fissato per le 20,00, la folla accresceva.
L'atmosfera era rilassata, fresca, da evento popolare, con giovani, famiglie e tanti turisti.
Qualche coro di un gruppo di ragazzi normali, come in gita.
Nessun tornello, niente polizia, un semplice strappo del biglietto e poi via, dentro, liberi di vagare.
Niente facce da duri, niente parole d'ordine. Niente atteggiamenti minacciosi da parte di nessuno.
Tutti sorridenti, magliette da calcio e sciarpe, e tante macchine fotografiche.
Siamo entrati dentro a poco più di venti minuti dal fischio d'inizio, con le squadre che stavano finendo la rifinitura.
Che emozione! Che colpo d'occhio! Che suoni!
Il nostro posto è nelle parte alta del secondo anello, in posizione quasi centrale. Fantastico!
La partita è iniziata. Il pubblico applaude, rumoreggia, canta canzoni. Un'unico striscione dietro una delle due porte.
Un solo tamburo in tutto lo stadio e due grosse bandiere che ogni tanto ruotano.
Non ci sono barriere tra i settori, non ci sono barriere con il campo.
Il Malaga colpisce un palo.
Puyol segna il primo goal della partita.
Il Malaga pareggia con Rondon.
Messi mette a segno la sua prima rete della serata, su rigore.
All'intervallo tutti a bere qualche birra o a mangiare un butifarra. Pochi minuti e tutti sono di nuovo a sedere al loro posto.
Vado un attimo in bagno. Sulla parete di piastrelle neppure una scritta col pennarello...
Io faccio un po' di safari fotografico. Salgo al terzo anello, liberamente.
Faccio tutti gli scalini fino all'orlo più alto dello stadio.
Bellissimo!
Affacciandosi si vede un pezzo di città, con la collina del Montjuic.
Decido di fare il giro dello stadio. Ma dal terzo anello non riesco.
Provo altre strade, ma Messi segna a ripetizione, e allora torno al mio posto.
Il suo terzo goal di stasera è il 68° della stagione, record di sempre per i campionati europei.
Mi siedo e suono la mai trombetta...
Spesso il pubblico inneggia a Guardiola, a volte a Ignesta. Nessun coro verso gli avversari, solo qualche fischio a Van Nistelrooy entrato nel finale di partita, sicuramente per il suo passato nel Real Madrid.
Manca poco alle 22,00 quando lasciamo lo stadio.
Che bello che è stato!
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