Per una inspiegabile motivazione, in queste ore da Lampedusa gli immigrati che arrivano in Italia vengono trasferiti a Bari per poi essere ”maltrattati” e rispediti, con la forza, al cosiddetto Villaggio della solidarieta’ (come l’ha battezzato il governo), in provincia di Catania. Quel che più preoccupa, però, sono le condizioni in cui si trovano gli immigrati nel Cara di Bari, dove circa 100 tunisini sono stati per più di 30 ore costretti in un tendone: hanno perfino dovuto orinare in bottigliette di plastica.
Per questi motivi il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha scritto a Maroni: “Ci dichiariamo indisponibili – ha sottolineato – a sottacere qualsiasi episodio di violazione dei diritti fondamentali dell’uomo”.
“Caro ministro, ciò che sta accadendo in queste ore al Cara di Bari conferma purtroppo le preoccupazioni che ho avuto modo di esporre durante l’incontro da lei convocato (ieri, ndr) presso il suo ministero”. Comincia così la lettera che Vendola ha scritto al ministro dell’Interno, in seguito ad una visita al Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari-Palese, compiuta questa mattina dall’assessore regionale alle Politiche per l’accoglienza, Nicola Fratoianni. Quest’ultimo, in una conferenza stampa ha definito le condizioni all’interno del centro di accoglienza “molto molto gravi”.
Nella lettera, inviata anche alle principali associazioni italiane per la tutela dei diritti dell’uomo, Vendola fa riferimento alla visita compiuta dalla Regione nel Cara e alle modalità di trasferimento dei richiedenti asilo già ospitati a Palese nella struttura di Mineo in Sicilia per fare posto ai nuovi arrivi. “Abbiamo constatato – afferma – come i trasferimenti dei richiedenti asilo nella struttura di Mineo, avvengano con modalità assolutamente inaccettabili. I richiedenti asilo che abbiamo incontrato sono costretti all’ interno di un tendone da circa trenta ore, senza alcuna possibilità di movimento”. “Hanno dormito a terra – afferma ancora – e sono costretti a espletare i propri bisogni fisiologici in bottigliette di plastica”.
“I trasferimenti – prosegue Vendola – avvengono con modalità ceorcitiva e coattiva e con un grado di confusione tale da mettere a rischio la possibilità di effettiva tutela delle situazioni di vulnerabilità”. “Riteniamo – sottolinea – inaccettabili le modalità del trasferimento, lesive del diritto fondamentale delle persone a non subire trattamenti degradanti, e tanto più gravi in considerazione del fatto che siamo in presenza di richiedenti asilo che, come tali, non possono essere privati della libertà personale così come sancito dal diritto interno e comunitario, nonché dalle Convenzioni internazionali ratificate anche dal nostro Paese”. “Per questo – conclude Vendola nella lettera – nel ribadire la disponibilità della nostra regione a fare la sua parte in termini di accoglienza degli stranieri in condizione di bisogno, ci dichiariamo indisponibili a sottacere qualsiasi episodio di violazione dei diritti fondamentali dell’uomo”.
Al momento all’interno del Cara di Bari la situazione ”e’ molto molto grave e inaccettabile”, ha spiegato l’assessore alle Politiche per l’accoglienza della Regione Puglia, Nicola Fratoianni, incontrando i giornalisti dopo aver visitato il centro per richiedenti asilo del capoluogo pugliese ”dove – ha precisato – avviene qualcosa di inspiegabile: all’interno del Cara di Bari – ha detto – si trasferiscono gli immigrati che sono arrivati a Lampedusa, e da Bari vengono portati poi al villaggio della solidarieta’ di Mineo, come l’ha chiamato il governo che intende trasformarlo in un modello di accoglienza per i richeidenti asilo”. ”C’e’ un problema pero’ – ha rilevato l’assessore – a Mineo ci sono al massimo 2.000 posti, per ammissione dello stesso ministro Maroni, e se consideriamo solo i trasferimenti da Bari rischiamo di riempirlo”. Inoltre, da Bari le persone vengono ”trasferite con modalita’ coercitiva – ha precisato Fratoianni – e contro la propria volonta’. La loro liberta’ personale viene limitata e questo e’ inaccettabile per un richiedente asilo”. ”Per 100 tunisini – ha aggiunto – le cose vanno ancora peggio: sono chiusi da 30 ore nel tendone mensa del Cara, hanno dormito per terra e hanno dovuto orinare in bottiglie di plastica. Non possono uscire dal tendone neppure a fumare una sigaretta. E oggi alle 15,30 vengono trasferiti con un volo a Mineo”. In tutto – secondo l’assessore – all’interno del Cara ci sono 500-600 persone: ”il Cara – ha sottolineato – non e’ pieno”.
”La Regione Puglia – ha ribadito l’assessore – rilancia con forza una richiesta, che anche ieri abbiamo rilanciato senza alcuna risposta, di attivare immediatamente uno strumento previsto dalla legislazione attuale sull’immigrazione, dall’articolo 20 del Testo unico sull’immigrazione, che consente di rilasciare il permesso di soggiorno per protezione temporanea, della durata di un anno”. Il permesso di soggiorno temaporaneo – ha aggiunto – ”e’ uno strumento che il ministero prevede di poter utilizzare in condizioni di emergenza umanitaria. E’ gia’ stato utilizzato in questo paese in passato, in particolare nella vicenda del Kossovo”. Per Fratoianni, si tratta di ”uno steruemento che riconosce il fatto che siamo in presenza di una emergenza umanitaria, e che consentirebbe anche di decongestionare imemdiatamente le strutture di accoglienza”. ”Con questo permesso di soggiorno – ha precisato – gli immigrati possono infatti muoversi anche al di la’ dei confini del territorio e si puo’ evitare che i centri vangano congestionati in modo forte e assolutamente ingestibile dagli afflussi”. ”L’articolo 20 del Testo unico sull’immigrazione – ha rilevato - si attiva con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri e rappresenta, secondo noi, uno degli strumenti che possono aiutare ad affrontare la situazione in questa fase”.
”Il ministero – ha poi ricordato – usera’ un criterio di perequazione per distribuire gli immigrati in arrivo in Italia dalla Libia (ne sono attesi 50mila nelle prossime ore, ndr), tenendo presente che ci sono alcune regioni, come Puglia, Sicilia e Calabria, gia’ impegnate nella gestione dell’immigrazione con i propri Cara e Cie. Tuttavia non e’ possibile dire quanto questo criterio pesera”’. Al momento, lo sottolineamo, la linea del governo e’ quella di distribuire i profughi libici nelle Regioni italiane in base ad un rapporto di 1.000 ogni milione di abitanti. ”La riunione al Viminale – ha aggiunto Fratoianni – ha anche chiarito che il governo si fara’ carico interamente delle spese per l’accoglienza di questo volume di profughi che viene annunciato”. Fratoianni ha infine criticato la linea che sembra prevalere ”nelle intenzioni del ministero” ovvero ”quella di distinguere tra profughi e clandestini che non vengono considerati degni di tutela”. ”Oggi – ha concluso – chi vive questa condizione drammatica ha il diritto di essere tutelato e accolto”.
Sullo stato attuale dell’accoglienza in Puglia si è soffermato l’assessore regionale alla Protezione civile della Regione Puglia. ”La nostra regione – ha detto – e’ dotata di un piano di accoglienza grazie al quale, rispetto alle indicazioni che il ministero dell’Interno fornira’, potremo utilizzare immobili pubblici o allestire aree di accoglienza. La maggior parte dei Comuni pugliesi e’ dotata di un piano di protezione civile, all’interno del quale sono individuati immobili ed aree da utilizzare per le emergenze, che sarà attivato in caso di necessita”’. ”Quella che sembrava fino a poco tempo fa una previsione di emergenza – ha sottolineato – sta acquisendo in queste ore una materializzazione e una realizzazione che e’ sotto gli occhi di tutti. Considerando i contenuti del profilo emergenziale, siamo di fronte ad una emergenza nazionale che sara’ governata dal Dipartimento nazionale di Protezione civile in concorso con le strutture regionali di Protezione civile”. ”In una condizione di pre-allertamento – ha spiegato Amati – noi abbiamo gia’ incontrato i vertici delle prefetture, delle Province e dei Comuni capoluogo della Regione, al fine di predisporre le condizioni migliori per l’accoglienza. Come da intese, a seguito del vertice, i soggetti interessati hanno attivato una ricognizione di tutti gli immobili pubblici di proprietà delle province, dei comuni e delle Asl, nonche’ di tutte quelle aree destinate all’allestimento di campi, concentrandosi principalmente sulle zone dotabili di provvisoria urbanizzazione primaria, cioe’ facilmente collegabili alla infrastrutture urbane e alle reti”. ”Siamo pronti – ha ribadito – a dare il nostro contributo in termini di solidarieta’ a abbiamo gia’ provveduto a allertare le singole province, i Comuni, le Asl e l’Acquedotto pugliese, che sono pronti a fornire tutti i servizi necessari”. ”Abbiamo gia’ ricevuto – ha aggiunto – la dichiarazione di disponibilita’ delle centinaia di associazioni di volontariato, spina dorsale della protezione civile”. ”Dal punto di vista economico – ha concluso Amati - il fondo per la Protezione civile, nei confronti del quale il governo nazionale non aveva destinato un centesimo, otterra’ uno stanziamento specifico per affrontare questa emergenza”.