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Al Cineforum – Irrational Man: un finale inaspettato

Creato il 07 marzo 2016 da Masedomani @ma_se_domani

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entro al cinema con il cervello intasato da mille preoccupazioni, mi siedo e come per incanto l’atmosfera mi rianima, rilascio il fiato, raddrizzo la schiena, resetto la mente quando così, senza preavviso alcuno, sopraggiunge

il

buio

mi immergo fiduciosa nell’ultimo film dell’amato Woody Allen implorando al cielo che la trama sia spassosa

ne

ho

estremo

bisogno

le aspettative sono alte, il cast d’eccellenza, la musica una garanzia

Abe Lucas, professore di filosofia, approda in una nuova università americana e fin dalle prime battute si mostra depresso e disilluso, oh no, proprio questa sera, no, non ne ho le forze, fatemi ridere per carità, portatemi in un luogo felice, voglio sognare, ridatemi speranza almeno in questi 96 minuti di finzione, socchiudo gli occhi, inarco le labbra e mi rannicchio in me stessa scoraggiata, ma la trama è talmente accattivante e l’attrazione irresistibile

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Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures

che mi ritrovo così diluita nell’esistenza di un uomo alcolizzato che vaga invano nel mondo a caccia del vero senso della vita, esisterà mai una vita che valga la pena d’essere vissuta si domanda Abe e anche noi insieme a lui ormai sovraccarichi di dubbi, la testa piena di tutti i quesiti alleniani, le orecchie confuse, gli occhi in attesa del grande Woody e della splendida New York

Abe

ha attacchi di panico e beve

beve e ha attacchi di panico

parla di estetica, casualità, moralità, teoretica, pensieri intensi che si espandono in sala e riportano me e tutto il pubblico tra i banchi del liceo in compagnia di Kant e Kierkegaard, quanti ricordi riaffiorano nelle nostre menti, mentre il professore continua ad avere

attacchi di panico e a bere

a bere e ad avere attacchi di panico

finché

spunta

dietro l’angolo

l’atteso

colpo di scena

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Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures

Abe e la giovane studentessa Jill si ritrovano in un bar a sviscerare temi esistenziali come sempre quando casualmente la ragazza sente una donna inveire contro un giudice disonesto che le ha sottratto il figlio, come ha potuto, è una tragedia, che giudice disumano, merita una punizione, Abe si illumina, ha finalmente trovato una giusta causa da perseguire

una

vera

ragione

di

vita

e nelle vesti di un paladino della giustizia si avvia a combattere questa battaglia lungo il sentiero della malvagità sbizzarrendosi in strategie rocambolesche a fin di bene, il sorriso sul viso, i discorsi sereni, la determinatezza al posto del vuoto

che

cambiamento

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Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures

la tensione è alta, il pubblico freme e si avvolge nelle poltrone incredulo, cerca di intrufolarsi nella mente poliedrica di Woody Allen per capire come si possano produrre certi pensieri ma è difficile districarsi lì dentro ci sono delle noccioline, tante, che rotolano su se stesse producono idee macinano pensieri escogitano varianti

ci

troviamo

spiazzati

Woody è Woody

unico

e

inimitabile

un urlo collettivo in sala segna un finale inaspettato che ci farà riflettere per molto tempo

Elisa Bollazzi

n.d.r. potete leggere la recensione  scritta in occasione della presentazione del film al festival di Cannes cliccando QUI


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