"È nato dalle molte interviste che abbiamo fatto con dei drogati del sesso. La parola vergogna, shame, ricorreva di frequente nei loro racconti".
Shame mette in scena una delle tante nevrosi contemporanee, in questo caso quella del sesso compulsivo.
Non ha un taglio psicologico, infatti non spiega perchè il protagonista ne è affetto, nè dà alcuna soluzione al problema; è la fedele cronaca di una situazione vissuta in modo tormentato, la telecamera si limita ad inseguire passo passo la vita di Brandon (Michael Fassbender), dedicandogli frequenti primi piani e lunghi piani sequenza, per mostrare un sesso vissuto in modo sofferto e privo di gioia.
Brandon è un giovane manager newyorkese, attraente e dalla vita apparentemente appagante.In realtà è ossessionato dal sesso: consumato con professioniste, con donne appena conosciute e che non vedrà più, su webcam erotiche, con omosessuali, con la continua masturbazione sotto la doccia o nei bagni del suo posto di lavoro. La situazione degenera nel momento in cui la sorella Sissy (l'ottima Carey Mulligan), anche lei problematica e psicologicamente fragile, viene a fargli visita.
Carey Mulligan
Questo modo di vivere provoca in Brandon frustrazione, consapevolezza della sua incapacità di relazionarsi con gli altri se non tramite un sesso fine a se stesso, privo di intimità e sentimento. L'unica volta che cerca di avere un rapporto sessuale con una donna che veramente gli interessa sul piano sentimentale, fallisce e prende le distanze da lei.Il sesso, giustamente dato il tema, è presente per gran parte del film in modo esplicito, con scene di amplessi e nudo integrale che hanno fatto parlare parecchio già al Festival di Venezia, dove era stato presentato nel 2011. Anche e soprattutto perchè questa volta eccezionalmente il protagonista è un uomo.
Davvero apprezzabile la regia di Steve Mac Queen, artista visuale e regista (questo è il suo secondo film), che lascia che siano le immagini e i silenzi, le azioni e i volti dei protagonisti, minuziosamente scrutati, a parlare. Accompagnati da una musica classica appropriata.
L'attore Michael Fassbender con il regista Steve Mac Queen
Atmosfera fredda e metropolitana, che rende al massimo l'assenza di emozioni e la sofferta solitudine interiore dei protagonisti, ingabbiati nei loro stessi corpi.
Ruolo complesso e difficile per Michael Fassbender, che dice di aver provato imbarazzo a girare molte scene. E invece non si nota proprio! Credibile e disinvolto.