Dunque conviene andarci quando siete freschi come roselline! Perchè dovrete concentrarvi sulle bellissime e potenti immagini che si soffermano a lungo sui particolari, sulle espressioni, sulle poche parole dette e sulle tante non dette, ma che dicono.
Insomma, viene richiesto un bell'impegno ma è da vedere.
Se vi può consolare, allora vi dico che fin dalle prime scene capirete quanta Arte c'è in questo film, infatti Malick attraverso la semplice vita di una famiglia della provincia americana degli anni '50 riesce ad avvicinarsi al concetto universale della nascita del cosmo e della vita per parlare del mistero che vi è in tutto questo.
Un grande dolore, la perdita di un fratello, segna indelebilmente Jack (Sean Penn) che, arrivato a 50 anni, continua a convivere col ricordo di un fratello morto a 19 anni. E proprio dal ricordo di quella morte prematura parte il racconto di Malick, imperniato sulle figure dei genitori, una madre dolce e caritatevole (Jessica Chastain) e un padre amorevole, ma più introverso e duro (Brad Pitt).
Tutto ciò che si ha può essere all'improvviso tolto e rendere la vita insensata, far ricercare un nuovo inizio di ordine e senso, partendo appunto dall'infinitamente grande del Cosmo per arrivare all'infinitamente piccolo della Materia. Malick riparte quindi dall'inizio della vita e lo fa con una serie di lunghe immagini accompagnate da musica classica che ricordano 2001 Odissea nello spazio, per riuscire innanzitutto a ricostruire un senso biologica e successivamente umano.
Stupendo il messaggio di questo film, che ha vinto meritatamente la Palma d'Oro a Cannes: ciò che importa, aldilà del caso o di Dio che predispone felicità e dolore, è la capacità umana di amare la vita a qualsiasi costo, di rimanere aperti a tutto ciò arriva. Le mie parole o quelle di chiunque altre poco possono fare per rendere questo film filosofico ed esistenzialista, poetico, artistico e dolorosamente compassionevole verso tutto ciò che è umano.