Non esiste un’espressione efficace, la si deve ancora trovare: il mercato delle vacche, anzi dei maiali è troppo blando, troppo onestamente orientato per descrivere ciò a cui sta portando la degenerazione della politica. Domenica scorsa il cavadenti Calderoli, un figuro tra i più grotteschi disponibili sul mercato, ha detto di voler barattare gli emendamenti leghisti alla riforma del Senato con la grazia all’ imprenditore edile Antonio Monella condannato a sei anni per aver ucciso a fucilate un 19enne albanese che stava tentando di rubargli il suv.
In quell’albanese si sintetizza tutto il noto razzismo della lega e il cuore nero della profonda provincia bergamasca, ancora scioccata dal non poter attribuire a un extracomunitario l’assassinio di Yara Gambirasio, ma è soprattutto nella volontà di trasformare in eroe chi uccide per difendere la costosa auto (poi nemmeno rubata) che si rivelano i veri valori di questa gente. Badate non sto parlando di Monella, perché in certe circostanze le reazioni di ciascuno di noi sono imprevedibili e anche il fatto di aver sparato quando i ladri stavano già fuggendo può essere comprensibile: dopotutto accade ogni giorno, anzi più volte al giorno sugli schermi televisivi, è la cultura di riferimento. Né parlo della vicenda giudiziaria paradossalmente passata dall’eccesso colposo di legittima difesa a omicidio volontario, due fattispecie probabilmente inadeguate per difetto o per eccesso ai fatti. Sto parlando della campagna leghista nella quale Monella figura come come immacolato paladino di una concezione che vede i beni materiali preminenti rispetto alla vita, specie poi di quella di una “non persona” nata al di fuori dei confini valligiani. Un paladino che come padroncino edile con le non persone deve aver avuto parecchio a che fare.
Comunque sia, cosa ha a che vedere questa vicenda con la riforma del Senato? Quale tara, quale macchia umana può spingere qualcuno a barattare due cose tanto incongrue e poste su piani così diversi? Forse il fatto che un successo nella grazia a Monella significherebbe la rielezione per Calderoli da parte dei suoi evoluti elettori e dunque il cavadenti è disposto a buttare alle ortiche la Costituzione e persino il buon senso perché il suo augusto tafanario continui ad essere fasciato da poltrone che contano? O è semplicemente il segnale che dopotutto la Lega non è disposta a una vera opposizione, che non ne ha né la tempra né le idee una volta venuta meno la secessione o quella caricatura di federalismo con cui ha preso in giro gli italiani e che sta cercando nella vicenda Monella una comoda scusa, probabilmente studiata col ministro Orlando, per servire Renzi facendo finta di combatterlo?
Due ipotesi che possono tranquillamente viaggiare in parallelo, ma che ancora una volta testimoniano il livello ormai intollerabile di un ceto politico totalmente autoreferenziale, che verrebbe la tentazione di prendere a fucilate. E sarebbe davvero solo legittima difesa.