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Al faro di Virginia Woolf

Creato il 03 giugno 2014 da Vanessa Valentinuzzi

 

al faro
Titolo: Al faro
Titolo originale: To the Lighthouse
Autore: Virginia Woolf
Traduttore: Nadia Fusini
Editore: Mondadori
Prezzo: 9 €
Data di uscita:  marzo 2006
Genere: romanzo
Pagine: 187

Premetto che il post di oggi non è  propriamente una recensione, ma piuttosto  un omaggio e un invito alla lettura di un’autrice geniale, innovativa e coraggiosa. Un atto d’amore e un’esortazione a leggere, anche solo per la bellezza delle frasi, una scrittrice che ha cambiato la storia della letteratura.

E’ una sera del 1914, quando la Signora Ramsey promette a suo figlio James di portarlo a fare un bella gita al faro l’indomani. «Ma ti dovrai svegliare con le allodole», lo avverte. La numerosa famiglia Ramsey soggiorna in una villa su una delle isole Ebridi in compagnia di amici, e l’amorevole signora desidera portare suo figlio in barca fino al faro. Per un bambino, quella promessa significa tutto: magia, avventura, fiducia nei proprio genitori, nei sogni, una speranza che si avvera, una manifestazione d’amore. Purtroppo, la famiglia Ramsay a causa del cattivo tempo è costretta a rimandare la gita.
Con un salto temporale che scardina la linea narrativa moderna, nella seconda parte la Woolf ci mostra la stessa famiglia dieci anni dopo. In mezzo c’è stata una guerra e nulla è più come prima. Non tutti i Ramsey sono sopravvissuti, ma la gita al faro finalmente sembra realizzarsi. Capiremo meglio molte delle tensioni interne alla famiglia, mentre la narrazione, sempre in terza persona, “scivolerà” da un personaggio ad un altro. Osserveremo le vicende attraverso gli occhi e le riflessioni della pittrice Lily, che era stata loro ospite dieci anni prima. La donna riuscirà a dipingere in questa circostanza un quadro iniziato proprio durante il precedente soggiorno, ma lasciato incompiuto.

Con Al faro Virginia Woolf ha cambiato per sempre il concetto del tempo in narrativa, rendendolo una materia elastica, deformabile, un colore diluibile sulla tavolozza dell’autore. La narrazione è affidata a più voci, testimoni che si alternano regalandoci il loro sguardo sulle cose, reduci di un’epoca frammentata dalla guerra. Descrivere un romanzo della Woolf limitandosi a raccontarne la trama è riduttivo, perché  ne apprezziamo  e ammiriamo soprattutto la grande padronanza stilistica e tecnica, la raffinata ricerca della parola esatta e della bella frase, la capacità di scavare a fondo dei personaggi.
Le idee sul punto di vista del narratore della Woolf hanno rivoluzionato la letteratura, forgiando le nuove generazioni. Tante scrittrici contemporanee come Kate Atkinson in Vita dopo vitaJennifer Egan in  Il tempo è un bastardo, o  la Alice Munro di Nemico, amico, amante (per citarne solo tre) devono molto all’eredità letteraria lasciata dall’autrice inglese.

La lingua della Woolf ci trasmette l’idea di romanzo inteso come visione: un insieme affascinante di colori, suoni, di frasi lancinanti intimamente dolorose. Un insieme di frasi potenti ed evocative: «Spente tutte le luci, tramontata la luna, con la pioggia che batteva

lighthouse
leggera sul tetto, cominciò un diluvio di tenebra immensa».
La Woolf, inoltre, puntando l’attenzione sulla vita interiore e le riflessioni dei personaggi - il mondo esterno ci appare solo attraverso la percezione che ne conservano – ci consegna una sorta di chiave segreta, permettendoci di accedere ai più intimi pensieri della signora Ramsey, di Lily, di James. L’autrice fa emergere le nascoste sofferenze quotidiane, ma anche i frammenti di gioia di cui è costellata la loro vita.
Uno dei momenti più toccanti del libro è quando la signora Ramsey si augura che i figli noncrescano mai, per evitare che vadano incontro a malattie, problemi, sofferenze: «Perché erano più felici ora di quanto sarebbero mai stati».
La Woolf ci fornisce l’occasione di soffermarci su quei sentimenti quotidiani che spesso cerchiamo di ignorare perchè ci turbano troppo,  o da cui ci distraiamo per continuare  a sopportare l’esistenza nonostante le ingiustizie, le guerre, il dolore, la miseria.

La magistrale traduzione di Nadia Fusini - tutta da ammirare per la bellezza e l’accuratezza delle scelte –  rende perfettamente lo stile, la musicalità e il flusso di coscienza dell’originale rappresentando al meglio la voce dell’autrice.


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