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Al gran safari fotografico Trentodoc batte Franciacorta uno a zero!

Da Trentinowine

img56598461 Attenti ragazzacci: la potente macchina da guerra della difesa identitaria trentina (e trentodocchista) sta scaldando i motori. Si salvi chi può. Quelli, pochi, animati dall’insano proposito di sollevare qualche modesta perplessità sulle strategie di marketing e di commercializzazione del Trentodoc, sono avvertiti. E uomo avvisato mezzo salvato. Dunque, dopo i nostri post dei giorni scorsi, ripresi anche dalla stampa locale – e solo per questo, credo, hanno fatto un certo clamore -, uno dei più patinati blog trentini, e planetari, del settore, ha sguainato l’Iphone ed è andato a caccia, in quel di Bergamo, dei sottocosto Franciacorta. Come se la questione fosse questa: quella di dimostrare che la proletarizzazione del metodo classico coinvolge anche le squallide brughiere. Insomma, siamo in buona compagnia e mal comune mezzo gaudio. Fosse anche così, ma mi pare così non sia, non mi sembra ci siano ragioni né per godere né per gonfiare il petto fino a far scoppiare i bottoni. Il risultato del gran safari bergamasco condotto con l’Iphone sguainato, tuttavia, mi sembra francamente deludente: il blog pubblica l’istantanea di una bottiglia franciacortina tanto anonima quanto sconosciuta e inverosimile (lo si capisce dall’artigianalità strapaesana dell’etichetta). Prezzo, euro 5,99. Una notizia cosi esplosiva da guadagnarsi persino il titolo del post: Il Franciacorta al prezzo del Prosecco. Evviva, siamo riusciti a beccare in castagna quelli delle squallide brughiere. Naturalmente, la cosa fa sorridere. Anzi, ridere. Anzi, piangere. E probabilmente, la vera lesa maestà, sta proprio in questa ardita e strumentale comparazione: Ferrari versus un qualsiasi “chi era costui”. Dove voglia andare a parare il Blog, con questa trovata, è facile intuirlo. E non serve nemmeno spiegarlo (mal comune mezzo gaudio e facciamo scoppiare i bottoni della camicia). In testa al post, però, viene pubblicata anche la fotografia dell’ormai famigerato Ferrari Brut, messo in vendita al modico prezzo di euro 10,19. Come dire: vedete il Trentodoc riesce a tenere botta sul Franciacorta anche sul fronte dei prezzi. Ferrari contro Valentianus, uno a zero. Apperò. Saranno contenti a Ravina di vedersi messi sullo stesso piano di questa celeberrima bottiglia franciacortina. Della serie, a volte la pezza è peggio del buco. Questa volta di sicuro. Comunque, a parte questo, davvero mi sembra che il discorso sia un altro: la proletarizzazione del Trentodoc (e del Franciacorta, forse), è una cosa buona per l’immagine complessiva del metodo classico italiano? E anche Fabio Piccoli, direttore di Trentodoc, ieri sul quotidiano L’Adige mi pare abbia espresso una certa perplessità circa queste operazioni commerciali. Questo il discorso, non le raccogliticce e provinciali disfide a suon di istantanee fra le verdi colline del Trentino e le squallide brughiere bresciane.

Detto questo, e mi dispiace (ma neanche tanto) se quello che sto per dire farà incazzare qualcuno, ma voglio segnalare un’altra cosa. Ma dove vive questo blogger? Ma i supermercati non li frequenta mai, nemmeno per sbaglio? Mi spiego. Anzi trascrivo letteralmente e fra virgolette l’attacco del post: “Come vedete nelle immagini qui sotto, c’è il Ferrari Brut inquisito a 10,19 euro, non in formula scontata, quindi suppongo che sia questo il suo normale prezzo di vendita. Se così fosse, nelle promozioni additate nei giorni scorsi si tratterebbe di ribassi di uno o due euro. Poca cosa, e soprattutto plausibile nelle frequenti strategie, nella Gdo, di “prodotti civetta”. Del resto, il Ferrari Brut è il prodotto base che più base non si può di Ferrari (non sapevo nemmeno che esistesse, per intenderci, io ero ferma al Maximum Brut), addirittura collocato sotto il Demi Sec, venduto – trovo online – a 15 euro. Quindi i 10 euro del Brut mi sembrano più che adeguati”. Candidamente, insomma, il blogger ci informa di aver scoperto solo in questi giorni l’esistenza di una bottiglia chiamata Ferrari Brut. Di cui, detto per inciso, Ravina ne produce a milionate. E che è anche la bottiglia venduta normalmente nelle catene della grande distribuzione. Certo meglio tardi che mai. Ma questo è anche lo stesso blog che non più tardi di un mese fa si fece rilasciare un’intervista memorabile dal vecchio patriarca Gino Lunelli. Possibile che fra una chiacchiera e l’altra sulle magnifiche sorti progressive del polo trentino del beverage, al nostro blogger non sia venuto in mente di chiedere al Gino, cosa mai producesse nella sua cantina? Mah. In quanto, poi, al prezzo (euro 10,19), che al nostro blogger sembra adeguato (affermazione assiomatica che gli consente di dire che le offerte sottocosto di Esselunga e di Unicoop non sono poi tanto sottocosto), lo informiamo che quella bottiglia, Ferrari Brut, viene solitamente venduta ad euro 13,50 (non 10,19!). Soglia di prezzo, i 13,50, che infatti viene considerata dai piccoli trentodocchisti artigianali (basta parlare con loro per averne conferma) come livello di riferimento anche per i loro prodotti base che prendono la via della GDO. Questo è tutto. E se qualcuno si incazza, pazienza.


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