“Al massimo morirai in carcere…certo avremo per qualche settimana problemi con i media, ma tutto poi tornerà tranquillo…”. Questa è la risposta che hanno sentito le orecchie del prigioniero politico Hossein Ronaghi-Maleki, dopo un incontro privato con un rappresentante della magistratura iraniana. Durante il dialogo in carcere, riferisce il sito Kalame, Hossein aveva messo in luce le pessime condizioni in cui era detenuto, soprattutto considerando il suo cagionevole stato di salute. Il famoso blogger iraniano, infatti, aveva fatto notare al rappresentante del regime la scarsezza della quantità e della qualità del cibo che gli viene fornito e l’assenza in carcere della strumentazione medica di cui necessità.
La storia di Hossein Ronaghi-Maleki, probabilmente, la conoscerete già: giovane blogger, Hossein è stato arrestato la prima volta in seguito alle proteste contro la rielezione di Ahmadinejad nel 2009. Condotto nel carcere di Evin, Hossein ha contratto un malattia renale che lo ha portato vicino alla morte. Liberato su cauzione, Hossein è stato arrestato nuovamente nell’agosto 2012 insieme al suo padre Ahmad, al fratello Hassan e ad altri 33 attivisti per i diritti umani. La loro colpa? Essersi recati nell’Azerbaijan iraniano per aiutare le vittime del terribile terremoto che aveva colpito la regione. Il regime, in preda al panico, ha accusato i volontari di essere al soldo dei “nemici della rivoluzione”.
Per il suo nuovo “crimine”, Hossein è stato condannato a due anni e sei mesi di carcere. Tornato in detenzione, il blogger iraniano ha avuto nuovamente problemi ai reni, a cui si sono aggiunti problemi gastrointestinali derivati dalla scarsa nutrizione che riceve. Qualche giorno fa, in occasione del suo compleano, Hossein ha scritto una toccante lettera in cui chiedeva di inviare messaggi di solidarietà alla sua povera madre, privata dal regime della sua intera famiglia.
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