L’indomani, al termine della giornata lavorativa, mi misi in contatto con Sofia per stabilire l’ora e il luogo dell’appuntamento.
Sofia non aggiunse altri dettagli, era certa che sarei risalito al luogo.
Cinque giorni dopo
Erano trascorsi quasi due mesi da quel giorno in cui avevamo preso la piacevole abitudine di incontrarci a cadenza settimanale, per leggere i messaggi contenuti nella bottiglia lanciata dal mare ma… l’ultimo scritto stava decisamente prendendo un posto particolare nelle nostre vite. Sin dalla prima apertura di quella bottiglia “peregrina”, sapevamo inconsciamente che ci saremmo potuti occupare di un solo caso, proprio come stava avvenendo oggi.
Questo fatto mi ha indotto a riflettere su un punto. Invero, avremmo voluto aiutare tutte le persone raccontate in quei messaggi, ma ciò si rivelava materialmente impossibile. Al contempo però, il fatto che quanto ci veniva richiesto non fossimo in grado di offrirlo a tutti, ci faceva stare molto in pena. Il più delle volte, chi scrive un messaggio chiede calore umano, chi affida alla corrente la sua richiesta si è già guardato intorno e si è accorto di essere solo, e non perché si trovi su un’isola deserta. Il mio auspicio è che, quindi, altre persone si prendano “cura” degli altri messaggi, che diano una mano a chi l’ha richiesta.
Chiunque sentirà sulla pelle quelle storie, faccia sentire la sua presenza in qualche modo… faccia di tutto affinché chi cerca aiuto non si senta più solo.
Ricordo la prima volta che incontrai un presente-assente, ero appena salito su un treno, in partenza da Napoli, diretto a Francoforte.
Aleggiava nell’aria una musica soave, “Vorrei baciar i tuoi capelli neri, le labbra tue e gli occhi tuoi severi…”. Rapito dalle note, stavo per perdermi in un altro ricordo quando, sulla mia destra, all’incrocio tra la Riviera di Chiaia e piazzetta San Pasquale, studenti in corteo sembravano volessero comunicarmi qualcosa. Poco distanti da loro, scorsi Carlo e Gabriele che, a passo svelto, si dirigevano verso uno dei cancelli laterali. Li attesi, ci salutammo affettuosamente e dopo poco raggiungemmo gli altri amici.
Raccontai loro dell’incontro con Sofia, i momenti salienti, e ci accomodammo per la lettura consueta.
Nonostante questa incombente presenza sonora, demmo piglio alla lettura del messaggio n. 4d… che purtroppo non trascrivo, per via del seguente motivo. Alcuni giorni fa, un fatto eclatante mi ha indotto a chiedere, agli “amici di via Caracciolo”, di stravolgere l’ordine dei messaggi in bottiglia, al fine di consentirmi di riportare una lettera che ho sentito di scrivere, con estrema urgenza. Non solo mi hanno accordato il permesso, ma hanno anche aggiunto che il mio messaggio è più che pertinente alla causa che attraversa l’anima dell’ultimo scritto estratto dalla bottiglia.
La lettera
Al Ministro Fornero, chiedo rispetto per i lavoratori. Tale richiesta nasce in seguito all’ascolto delle parole, espresse dal Ministro Fornero durante la puntata di “Porta a Porta” andata in onda il 22 novembre 2012, le quali si racchiudono nella seguente testuale dichiarazione (ndt): [...] Purtroppo siamo anche nel bel mezzo di una crisi finanziaria che non è neanche breve e che si protrae… da qualche anno e che è una crisi che si manifesta in molti ambiti della vita, magari avendo anche influenza esattamente sui comportamenti all’interno della famiglia, perché un marito in cassa integrazione, un compagno in cassa integrazione o in mobilità o con la prospettiva di perdere il lavoro magari è un compagno che sviluppa una propensione alla rabbia e magari anche alla violenza e in particolare se per esempio capita che invece la donna il lavoro ce l’abbia e questo scatena una sorta di competizione.
[...] Un Ministro del Lavoro non può esprimersi in modo discriminatorio nei confronti di lavoratori già abbondantemente falcidiati a causa della loro condizione di lavoro e di vita.
Al Ministro Fornero, pertanto, si chiede di smentire quella dichiarazione secondo cui, nei lavoratori in cassa integrazione o in mobilità o con la prospettiva di perdere il lavoro, si anniderebbe il germe della violenza, che con molte probabilità scaricherebbero scagliandosi contro le loro compagne di vita. Una dichiarazione del genere è intollerabile da parte di chiunque, e ancor più se espressa da un Ministro del Lavoro. Il germe della violenza si annida, invece, nelle persone maleducate e, per tale ragione, può essere trasversale a tutti, uomini e donne, appartenenti a qualsivoglia categoria… esso è ubiquitariamente democratico. Tale asserzione sta ad indicare che bisogna porre attenzione all’essere umano.
L’impegno sociale – da parte di chiunque – deve riguardare l’osservazione dei fenomeni deleteri, al fine di rimuoverne le cause e infondere principi di civiltà e collettività, i quali affondano le radici proprio nell’educazione – intesa come quel complesso di regole atte allo sviluppo completo di un uomo – la cui diffusione garantirebbe, se non una universale serenità, almeno il cammino per raggiungerla. _______________________________________
(ndt) Testo integrale dell’intervento (dalle ore 00:31,02 alle 00:33,32): “Beh, diciamo che, per esempio, il Dipartimento “Pari opportunità” ha tutta una serie di programmi, che sono programmi di prevenzione, che sono programmi di ascolto, aiuto e assistenza alle donne vittime.
Certamente non possiamo pensare di avere, di poter realizzare in due anni ciò che avrebbe dovuto crescere nel tempo come espressione proprio di una civiltà, come espressione di un sentimento comune, però negli ultimi anni qualcosa si è fatto in molte città. Purtroppo siamo anche nel bel mezzo di una crisi finanziaria che non è neanche breve e che si protrae… da qualche anno e che è una crisi che si manifesta in molti ambiti della vita, magari avendo anche influenza esattamente sui comportamenti all’interno della famiglia, perché un marito in cassa integrazione, un compagno in cassa integrazione o in mobilità o con la prospettiva di perdere il lavoro magari è un compagno che sviluppa una propensione alla rabbia e magari anche alla violenza e in particolare se per esempio capita che invece la donna il lavoro ce l’abbia e questo scatena una sorta di competizione.
Allora sicuramente quello che stiamo facendo, possiamo dire che non basta, non basta rispetto alla domanda che c’è di ascolto, di attenzione, di aiuto anche psicologico alle vittime perché non basta un colloquio: «Buonasera, la mettiamo in questa casa, in questo centro antiviolenza».
Lì c’è un periodo e bisognerebbe… Ah, io non so se lei (rivolgendosi al dottor Raffaele Morelli, presente in studio) per esempio opera in una struttura privata o pubblica, però lei può capire quanto tempo ci vuole per aiutare sia una vittima sia il persecutore o… per non parlare dell’assassino, perché come diceva prima Lunetta (riferendosi all’attrice Lunetta Savino, anch’ella ospite della trasmissione) probabilmente l’assassino, o il persecutore, è già uno che ha dei problemi… beh noi possiamo dire che di quelli non ci occupiamo, ma neppure questo è civile, però abbiamo un dovere di occuparci prioritariamente delle vittime e questo richiede azioni di medio termine, quindi, voglio dire, non c’è…”