E così è stata subito chiara la differenza tra me e i miei amici: loro hanno limonato duro, io ho caricato spagnuoli, vecchi, trans e mariuoli cercando, per disperazione, di provare un certo interesse per la cubista che mi mostrava le mutande.
Ma diciamo che ho una teoria:
- La sala privé non è un vero privé ma un contenitoredi eterosessuali col cazzo duro che ti toccano più o meno a caso
- La revival anni 90 deve bruciare, facevo a fatica a sopportarla negli anni 90, figuriamoci adesso che ho una certa esperienza
- Le autoreggenti non possono essere al livello delle mutande, altrimenti non hanno senso. Allo stesso modo, devono destare sorpresa nell’interlocutore principale nel momento dello svelamento. Non hanno senso se le si usa come parigine. Per questo, l’ideale è essere una maestra, avere una longuette, incontrare un uomo a caso, accordarsi per un “no names” e, mentre lo si corregge per qualche errore, sì, fare una cosa dietro la lavagna senza la seccatura dei collant. Niente sta roba mi è venuta in mente a un concerto di una tipa new wave con le autoreggenti ascellari
- Le guardie che fanno selezione all’ingresso si meritano un rispetto assoluto: se sono froci, la loro superiore apoditticità rimanda allo sguardo severo di un padre
- Un tipo in bagno mi ha detto “cerco carta” io gli ho detto “cerchi calma? Ti devo lasciare da solo/a?”- si trattava di una fila per la toilette- “cerco carta”. “cerchi della droga?”. “cerco carta, mi devo asciugare”.
Qual era la teoria? Non so, ma credo di essermi innamorata. E comunque, nelle bibite c’era della droga. Chiaro, non si può avere improvvisa necessità di farsi il tavolo, senza nemmeno essere in fase premestruale…