Sono sempre stato interessato alle vicende della prima guerra mondiale.
Non perché mi sia mai piaciuta la guerra, ma posso dire di aver trascorso una parte della mia crescita, i primi anni di bambino, sotto la cornice che conteneva le medaglie del mio nonno, di cui porto il nome ed il cognome.
Aurelio Cupelli, mio nonno, era stato insignito del titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto.
L'ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto su istituito con una legge del 1968, ed il mio nonno ricevette l'onorificenza nei due anni successivi.
Io avevo circa 4 anni, e non ho ricordo preciso dell'evento, ma ricordo molto bene che anche negli anni successivi, quella cornice mi veniva mostrata, e veniva mostrata a chiunque entrasse in casa, molto frequentemente.
Non ricordo però di racconti del mio nonno, della sua esperienza al fronte. Anche perché il mio nonno morì pochi anni dopo, e dio ero ancora molto piccolo.
So' che partì per il fronte con il grado di caporale, richiamato perché aveva da poco terminato il servizio militare obbligatorio, subito allo scoppio della guerra.
Era arruolato in fanteria e combattè sul Carso. Partecipò alla disfatta, e conseguente ritirata di Caporetto, ed alla difesa sul Piave.
Tornò a casa alla fine della guerra, dopo tre anni.
Il mio interesse e la mia curiosità, è cresciuto pian piano che prendevo coscienza di quella guerra. Di come è stata combattuta, di dove è stata combattuta. Dell'enorme numero di morti che ha contato.
Ed oggi, soprattutto qui, mentre visito questo sacrario, ma anche dopo la visita che feci nel 1989 al sacrario di Redipuglia, mi chiedo come abbia fatto il mio nonno, fante della grande guerra, passato di trincea in trincea, da una battaglia all'altra, a tornare a casa vivo, senza particolari ferite, dopo tre anni di fronte.
Mi prometto di andare a ricercare notizie sul suo servizio militare...
Il sacrario di Rovereto mi ha messo dentro lo stomaco una serie di sensazioni.
E' imponete e retorico, come d'altronde tutti i sacrari della prima guerra mondiale.
Il Sacrario Militare di Rovereto è conosciuto anche con il nome di Ossario di Castel Dante.
Fu costruito tra il 1936 e il 1938 da Ferdinando Biscaccianti come sacrario militare, sullo stesso luogo dove sorgeva il vecchio cimitero di guerra. Il Sacrario venne inaugurato il 4 novembre 1938.
Il luogo deve il suo nome ad una leggenda secondo cui il poeta Dante Alighieri fu, intorno al 1310, ospite del Castello dei Castelbarco di Lizzana.
La costruzione, di aspetto imponente, è a due piani, collegati da scale interne.
Al suo interno sono custodite le spoglie di Fabio Filzi, Damiano Chiesa, i martiri più famosi di Rovereto, e di ventimila soldati, noti e ignoti, italiani, austriaci, cecoslovacchi e ungheresi caduti durante la Grande Guerra.
L'edifico è ricoperto da una cupola di metallo e si ispira all’architettura classica.
Al suo interno, su più piani, le lapidi con i nomi dei 5.466 caduti italiani noti, mentre circa 5.996 sono i caduti qui raccolti, di cui è ignoto il loro nome. Le spoglie dei caduti dell'impero austro-ungarico vi furono raccolte negli anni '69 e '70. Le lapidi dei 5.632 soldati austro-ungarici noti, 3.042 sono quelli ignoti, sono allineate sulla parete interna del corridoio, proprio di fronte alle lapidi dei caduti italiani.
Devo dire che un certo senso di fastidio l'ho provato. E' vero che i morti sono tutti uguali, ma allora perché sono stati fatto morire?
Sulle pendici su cui è costruito il mausoleo ci sono delle trincee, non so pensare se autentiche, o ricostruite..