Al supermercato

Da Big @matteoaiello

Matte vi odia tutti.
A prescindere che voi siate uomini, donne o bambini, Matte vi odia.

Dovevo immaginarmelo che prima o poi sarebbe successo.
Sì perché, nonostante stia a casa mia da quasi un mese, mi fa ancora un certo effetto andare al supermercato.

Mi sveglio stamani e con gli occhi ancora cisposi ed un alito più pesante della corporatura di Hugo “Hurley” Reyes apro il frigo e mi accorgo di aver finito gli yogurt. Mi scappa un moccolo, il secondo della giornata (il primo è ormai un must appena spalanco le palpebre) e mentre piano piano la vista torna a fuoco vedo che in quel benedetto frigorifero c’è poco o nulla.
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Mi da fastidio non fare colazione. La mattina ho sempre una fame belva e ho bisogno di mangiare qualcosa di dolce sennò mi innervosisco più del solito.
Così, decido di lavarmi e vestirmi in fretta e furia e di andare al supermercato con una voragine nello stomaco.
Appena arrivato, prendo il mio bel carrello ed entro.
Mi sento un pesce fuor d’acqua. Un maiale che mangia con la forchetta ed il coltello (beh, quello in realtà lo sono) e mi sembra che tutti se ne siano accorti che sono ancora a disagio. Dai clienti alle ragazze al bancone del forno.
Prendo tutto ciò che mi serve e vado alla cassa.
Strano ma ho soltanto una persona davanti.
Dopo aver passato tutti i codici a barre, la cassiera esordisce così:
“Single?”.
Tanto per gradire avevo le cuffie.
“Eh?!?”.
“Ti chiedevo se eri single dato che hai comprato tutta roba surgelata?”.
“Mah, veramente sono sposato da tre anni”.
“E la fede?”.
“Sono ateo”.
“Nooooo, intendevo la fede nuziale”.
“Aaaaah, non avevo capito – in realtà era lei a non aver capito – la tengo al pollice perché io e mia moglie siamo alternativi”.
“Sì, certo….”.
Un attimo prima di mandarla a fanculo chiedendole gentilmente di farsi i caXXi propri, la sua collega davanti scoppia in una roboante risata mentre sta effettuando un pagamento con il bancomat.
“Non le dare detta. Fa tanto la spavalda ma è timida da morire”.
Non capisco dove vogliono arrivare. Sono sveglio da nemmeno mezz’ora e sono nella fase dove ho delle serie difficoltà di apprendimento.
“E quindi?”.
“No, niente. Era così per chiedere” mi dice la “mia” cassiera.
“Dai, falla poco lunga, chiediglielo su” dice la collega.
Oh Gesù..
Finalmente capisco.
Stai a vedere che questa mi vuole chiedere di uscire.
Una scena da film. Lui che va al supermercato e lei che gli chiede il numero. Escono, si amano, si sposano, procreano e passano insieme la vecchiaia. Quante volte, sullo schermo, si sono viste scene del genere.
Peccato che lo sgabello non sia sufficiente per contenerle tutto il deretano. Culo a parte, anche il resto fa fatica. Normale, non vedo né Rob Reiner né Nora Ephron (pace all’anima sua) alla regia.
“Ma te per caso lavori all’Ikea?”.
Ecco, infatti.
“No, ci lavora mia moglie però”.
“E allora dov’è che ti ho visto?”.
La tipa dietro di me che ha già svuotato tutto il carrello sul rullo e che ha comprato tanta di quella roba da riempire, e viverci bene, un bunker anti atomico perde la pazienza:
“Scusa, ma io avrei una certa fretta”.
“Sì signora. Mi scusi”. Mi guarda e torna professionale. “Hai la tessera?”.
“No”.
Imbusto tutta la mia roba, prendo il carrello ed esco mentre mi sento più amaro della senape. Beh, almeno qualcuno mi riconosce. A qualcosa servono 70 ore di straordinario al mese per tre anni….
Beh, che dire, la giornata può soltanto migliorare anche se devo fare chiusura. Sai la novità…
Ma lo faccio per questo.
Per essere riconosciuto.


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