Al via in prima serata su Rai Storia la nuova serie di "Eco della Storia" con Gianni Riotta
Creato il 12 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaianoTema della prima puntata "Le intercettazioni", con ospiti in studio il Ministro della Difesa Mario Mauro e l’on. Stefano Dambruoso. Dalle spie dell’Ovra fascista al caso Enigma nella II guerra mondiale e al Watergate, sino all’odierno caso Datagate. La puntata cerca di chiarire quali sono le eco dei segreti e di quei dati che i governi, e le grandi agenzie di spionaggio e di intelligence, raccolgono sulla nostra vita, sulla nostra economia, sui nostri Stati. Davvero è una violazione alla nostra privacy oppure è una difesa dal terrorismo? Nelle nostre giornate ci lasciamo alle spalle una scia infinita di dati. E questa scia viene raccolta, archiviata e poi analizzata. Ma su quanti di questi dati abbiamo dato un effettivo permesso di condivisione e su quanti invece questo permesso non è stato dato?“Le istituzioni - commenta il Ministro Mauro - sono frutto di un patto di libertà. Noi cediamo quote della nostra sovranità personale in cambio di garanzie e di diritti; cediamo quote della nostra sovranità personale. E’ questo il fondamento delle nostre convivenze pacifiche. Quando nasce uno Stato, sulle basi della nostra tradizione giuridica, in un atto di delega si conferiscono allo Stato diversi diritti, tant’è che oggi siamo in un tempo di conflitto di sovranità perché alcuni vorrebbero che questi aspetti della sovranità fossero delegati a istituzioni sovranazionali. Ma in buona sostanza è il cittadino che lo fa volontariamente. Certo c’è un limite, garante, - aggiunge il Ministro - ed in questo limite si gioca il cuore della nostra esperienza”. Filo rosso della puntata di “Eco della Storia”, il caso Wikileaks e lo scandalo seguito alle rivelazione di Gleen Greenwald sulla National Security Agency degli Stati Uniti e di Edward Snowden, un grande patriotta o un spia? Per Stefano Dambruoso, Questore della Camera, magistrato con una lunga esperienza sul terrorismo internazionale non ci sono dubbi: “Io credo – dice Dambruoso a proposito di Snowden - che sia più uno che si è avvicinato a una forma di tradimento dei valori del proprio Paese piuttosto che un grande patriota. Obiettivamente non riconosco grande valore nella condotta complessiva di un giovane informatico preso dal proprio servizio di sicurezza e animato moltissimo dai valori nazionalistici tipici dell’NSA, che poi li tradisce così clamorosamente. Con mille attenuanti ma – conclude Dambruoso – sicuramente lo condannerei.”
Tra i temi della nuova serie anche:“Il falò delle leadership occidentali” con Gianfranco Fini, il costituzionalista Michele Ainis e l’intervista in esclusiva al politologo ed economista Moisés Naím, in onda il 19 gennaio.Un’Italia che cerca capi carismatici, priva di grandi partiti, affollata da “aspiranti leader”, spesso rissosi e in contrasto tra loro. Ma la crisi della leadership dilaga in tutto l’Occidente, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania incluse; una crisi che lascia sempre più spazio alla “vetocrazia”, una democrazia nella quale i leader sbiadiscono e piccoli gruppi acquistano un grande potere e hanno la capacità di bloccare le decisioni. E’ finita l’era dei leader che segnavano subito i libri di storia, nelle società totalitarie con Hitler, Stalin, Franco, come nelle democrazie con Churchill, Roosevelt, De Gaulle e De Gasperi in Italia.
“L’informazione: dalla crisi dei quotidiani alle notizie on-line” con il vicedirettore e capo della redazione romana de “Il Sole 24 ore” Fabrizio Forquet e l’esperto informatico Andrea Stroppa, in onda il 26 gennaio.È un tempo dove le notizie arrivano dalla rete senza soluzione di continuità e in tempo reale; navighiamo tra dati, immagini, fatti, racconti, cinguettii. Chiunque può diventare fonte di informazione. Disponiamo di mezzi potentissimi che ci permettono di dire e vedere tutto unendo spazio e tempo in un solo click. Spesso conta più la velocità della verifica dei fatti. In questo panorama, la carta stampata è destinata a scomparire? E la figura del giornalista professionista che fine fa? Indro Montanelli intervistato da Enzo Biagi nel 1971 affermava di voler morire con la scomparsa dei quotidiani. Oggi, dopo primavere arabe, tsunami ed emergenze testimoniate da video amatoriali e diffuse con racconti in 140 caratteri, sappiamo che la libertà di espressione passa anche attraverso la tecnologia. A noi il compito di trovare i criteri per usarla al meglio.
“Italia e Germania: nemici o complici?”, con Gian Enrico Rusconi, politologo e “germanista”, e Michael Braun, giornalista tedesco corrispondente della Tageszeitung, in onda il 2 febbraio.Il legame tra Italia e Germania è sempre stato particolare, dai tempi della guerra e del “tradimento” dell’armistizio. Un rapporto che continua ancora oggi, con i tedeschi che sembrano ispirare e dirigere molte delle scelte italiane in ambito economico e che ripropongono un paragone che ha sempre condizionato gli italiani. A “Eco della Storia” se ne discute per capire differenze e analogie tra i due Paesi, i tratti caratteriali, la rivalità calcistica partendo dai quei periodi in cui gli italiani andavano in Germania a cercare lavoro, nella stessa misura in cui i turisti tedeschi invadevano le spiagge italiane. Dagli anni ’70 in poi, i rapporti sono cambiati: diffidenze, sospetti, ruggini ben rappresentate nella storica copertina del “Der Spiegel” che nel 1977 raffigurò l’Italia con una pistola in un piatto di spaghetti. Da lì in poi, comincia un’altra stagione, anche di pericolose contaminazioni criminali. Ma sono stati soprattutto la riunificazione tedesca del 1989 e il trattato di Maastricht del 1993 a cambiare gli equilibri dei rapporti di forza, mentre oggi ci si chiede se per i tedeschi gli italiani siano diventati soltanto un problema economico, e non più la culla della cultura che appassionò Heine e Goethe. Quello tra Italia e Germania, settant’anni dopo il “tradimento” della seconda Guerra Mondiale, è dunque ancora un rapporto di soggezione e di rivalità oppure può esserci una complicità fattiva, all’insegna del rispetto e della non reciproca dipendenza?
“Da Cabiria al successo di Sacro Gra” con il critico cinematografico Enrico Magrelli e il produttore Mario Gianani, in onda il 9 febbraio.Il cinema è un pezzo importante dell’identità culturale di un paese. A Venezia come a Roma è il cinema del reale a trionfare e sono film come Sacro Gra o Tir a rappresentare oggi il cinema italiano. Nella puntata di Eco della Storia Gianni Riotta insieme ai suoi ospiti, cercherà di capire, partendo dalle origini, dove sta andando la nostra produzione cinematografia, cosa cambia con l’evoluzione della tecnologia, quante idee e quanti denari ci sono per il cinema italiano e se favorire l’internazionalizzazione sia necessario oppure no. Sta di fatto che l’industria cinematografica europea e i cinema italiani vedono avvicinarsi inesorabilmente lo switch off definitivo dalla pellicola al supporto digitale. Sperimentare, innovare è possibile solo a partire dal confronto con un passato che è esso stesso parte di noi. Con la suggestione delle parole dei Maestri del cinema italiano, conservate negli archivi Rai, e con gli ospiti in studio, la puntata cercherà di immaginare un futuro per il nostro cinema.
"Eco della Storia" è una produzione RES con la partecipazione di Giovanni Paolo Fontana, coordinamento editoriale di Giulio Calcinari. Scritto da Alessandro Chiappetta, Claudia Giammatteo, Giuliana Mancini, Maria Minelli e Antonia Pillosio. Regia di Nicoletta Nesler.
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