I recenti interventi del Legislatore fanno capire che la posta elettronica certificata sarà il mezzo di comunicazione principale nel nostro prossimo futuro. I professionisti, le Pubbliche Amministrazioni, le società sono (o lo saranno entro breve) tenute ad attivare e ad utilizzare un indirizzo certificato. Il motivo è evidente: la PEC consente di ottenere un’efficienza superiore alla tradizionale posta cartacea e, aspetto fondamentale in tempi di ristrettezze economiche, di abbattere i costi in maniera drastica.
Resta un’ultima barriera da abbattere: la diffusione delle caselle certificate. Il sistema su cui si basa la PEC, infatti, pur consentendo di comunicare con indirizzi mail ordinari, fornisce i suoi vantaggi solo quando si invia un messaggio da una casella certificata ad un’altra ugualmente certificata. Solo in quest’ipotesi, infatti, si avrà la certezza dell’invio e della consegna (non della ricezione, si badi bene) del messaggio.
Il D.P.C.M. 6 maggio 2009 garantisce la possibilità per tutti i cittadini che ne facciano richiesta di ottenere una casella di posta certificata gratuita, in modo da accelerare il processo di diffusione dell’e-government. Si vuole ottenere in questo modo la copertura anche di quella fascia di persone non coinvolte dalle norme anzidette e che, ricordiamolo, sono di gran lunga la maggioranza della popolazione.
Sino ad oggi esistevano solo un paio di iniziative pilota. I cittadini che volevano richiedere l’indirizzo certificato potevano rivolgersi a:
- Automobile Club d’Italia
- INPS
Da oggi, invece, per i cittadini che vorranno attivare il servizio di posta certificata sarà sufficiente collegarsi al portale istituzionale www.postacertificata.gov.it e seguire la procedura guidata che consente di presentare la richiesta. Il passo successivo consiste nel recarsi presso uno degli Uffici postali abilitati (circa seimila su tutto il territorio nazionale) per l’identificazione e la firma sul modulo di adesione. Allo sportello, ci si dovrà presentare muniti di documento d’identità e codice fiscale e di una fotocopia di entrambi i documenti da consegnare all’ufficio postale.
Nonostante i proclami e il battage pubblicitario, esiste però anche un rovescio della medaglia da sottolineare: per il cittadino richiedere una PEC rappresenta l’esplicita accettazione dell’invio, sempre tramite PEC, da parte delle Pubbliche Amministrazioni di tutti i provvedimenti e gli atti che lo riguardano. Si tratta, quindi, di una vera e propria rivoluzione copernicana rispetto alla disciplina previgente: il Codice dell’Amministrazione Digitale, infatti, prevedeva che la Pec potesse essere utilizzata solo con l’esplicito consenso del Cittadino.
In un prossimo futuro, quindi, le P.A. informatizzate potranno inviare tutte le comunicazioni e le notifiche (anche quelle “non piacevoli”, come ad esempio le contravvenzioni per violazione del Codice della Strada…) tramite PEC, e sarà onere del cittadino diventare parte diligente nel controllare costantemente la propria casella dato che, ad esempio, gli eventuali termini per impugnare decorrono a partire dalla consegna del messaggio e non dalla effettiva lettura dello stesso.
E con la PEC, è bene ricordarlo, non potranno esserci casi di “mancata consegna” così come avviene, invece, per le raccomandate cartacee. Viene meno, così, la procedura di mancata consegna e giacenza delle raccomandate, che costitutivano una sorta di “cuscinetto” per il cittadino.