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Al via su Rai 3 "Go! L’America tra la beat e la byte generation" con Alice Lizza
Creato il 14 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaianoUn coast to coast da New York a San Francisco e un confronto generazionale, tra beatnik e nativi digitali. Sei episodi raccontano il viaggio nel continente dei grandi miti e del sogno americano, dove Alice, la nostra viaggiatrice, scoprirà on the road il senso delle interazioni, della libera espressione e del continuo andare.Al centro di GO! la ribellione, l’inquietudine e la ricerca di sé avviata durante gli anni ‘50 da Jack Kerouac e Allen Ginsberg e ancora viva, oggi, nello spirito della net generation: due linguaggi e strumenti diversi, ma la stessa voglia di incidere sulla realtà alla ricerca della verità. I beatnik, attraverso la letteratura e gli atteggiamenti provocatori e di rottura; i nativi digitali attraverso il web, l'ottimismo e le risorse di un sistema aperto e senza barriere.
Seguendo la Route 66, tra i grandi parchi e le riserve indiane, la cultura americana si svela attraverso voci diverse, di artisti, giovani startupper, pensatori beatnick, navajo e scrittori, e ancora autostoppisti, tatuatori, indiani, fotografi, poeti e ribelli.
Al centro di ogni incontro la domanda: “cosa sopravvive dello spirito ribelle, inquieto e libero dei beatnik, nei nativi digitali?”. Alice Lizza raccoglie nel suo viaggio diverse interviste arricchendole di riferimenti al passato e alla letteratura, utilizzando citazioni, immagini d’archivio, poesie e tracce di storia.
Nella puntata di stasera fulcro del pensiero seminale dei beat, tra Greenwich Village e Columbia University si ripercorre la storia della controcultura con David Fenton, fotografo della scena rock americana degli anni ‘60 e Pr durante l’antiwar movement e i black panters, oggi impegnato nella sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente e del sistema energetico mondiale al fianco di Yoko Ono e importanti testimonial mondiali. Riccardo Giraldi della b.reel spiega lo spirito byte nell’innovazione e nella ricerca attraverso il web, Antonio Monda, giornalista di Repubblica e docente alla NY University, ci racconta il suo sogno americano e quello dei protagonisti del suo ultimo romanzo. E ancora la voce di tatuatori, blogger e imprenditori americani.
Martedì 21 gennaio nella città delle big shoulder si parte dal Lincoln park, dove nel ‘69 Allen Ginsberg e 10.000 hippie si radunarono per la Democratic convention che sfociò nelle police riots più violente della storia del periodo hippie. Tony Trigilio, membro della Beat Studies Association racconta il legame tra poetica, pensiero e personalità dei beat e del loro successo mondiale. Con Alessandro Pajevsky, ricercatore alla Columbia of Chicago, si esamina la società degli anni ‘50 e la matrice dell’american dream postbellico. Attraversando la Route 66 si incontrano infine personaggi caratteristici della strada più famosa d’America.
Martedì 28 gennaio nelle riserve indiane del Grand Canyon e della Monument Valley alla ricerca del pensiero dei Nativi d’America del clan dei Navaho sulle dicotomie dello stato americano. Tappa poi ad Ojai, piccolo paese abitato da hippie e comunità artistiche, per conoscere lo spirito beat e la vita di Beatrix Wood, mama of Dada, l’artista “ribelle” che negli anni ‘40 creò la comunità di Ojai con Krishnamurti a Aldous Huxley.
Martedì 4 febbraio tra luci ed ombre di una città controversa si entra nel laboratorio di Bob Branaman, vecchio beat, pittore e videomaker, parte della San Francisco reinassence e amico di Cassidy e Ginsberg. Sempre a Venice Beach Richard Modiano, direttore del Beyond Baroque theatre, ci racconta come oggi la comunità di poeti losangelini si impegni a mantenere vivo lo spirito beat nella capitale della california. E poi il byte con Lorenzo Munaro, digital 3D artist, e Joe Ledbetter, toy creator.
Martedì 11 febbraio da Big Sur dove Kerouac e i pensatori si ritiravano per scrivere, si raggiunge San Francisco con la storia di Katherine e Rita, giovani autostoppiste tecnological divided. A San Francisco il percorso si snoda tra la City Lights, dove Stacey Lewis racconta la centralità della libreria di Ferlinghetti tra gli anni ‘50 e i ‘60 per la letteratura americana d’avanguardia, e il Beat Museum, il luogo in cui Jarri Cimino mantiene in vita ricordi e pezzi storici dei beatnick. Nella Silicon Valley invece il ritmo è scandito dalle storie di giovani italiani e europei approdati in Silicon Valley per cercare l’oro delle dot com del nuovo sogno americano.
Martedì 18 febbraio a North Beach Marc Olmstead, poeta e musicista amico di Ginsberg, racconta il passato glorioso del quartiere quando i beat ne animavano la scena con episodi inediti. Alla Stanford University Anette Keogh ci mostra i Ginsberg papers, pagine originali dell’elaborazione di Howl e Kaddish. Nella Mind the Brighe all’Embarcadero, Marco Marinucci, Business Development Manager di Google, invita giovani italiani a creare startup offrendo finanziamenti e la sua esperienza. Tra beat e byte si chiude il viaggio con l’intervista al visionario Howard Reyngold, giornalista scrittore e docente che concepì il termine "comunità virtuale" nell’85 e l’idea di smart mobs nel 2003 prima che il web fosse la realtà che è oggi.
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