Ieri MR è andata a votare, ad un'ora improbabile. Erano le 13.00. Ci è andata a quell'ora per evitare code, e paventate tormente di neve previste per il resto della giornata. Ci è andata a piedi - oltre che con la voglia di votare - con la voglia di camminare. Procedendo a passo lento, non potendo correre giacché ancora in pieni postumi influenzali, si è voluta regalare una mezzora di graduale rinvigorimento muscolare.
Beatamente assorta in pensieri di vetusta intimità elettorale, ricordando quanto andava raccomandando decine di anni fa nonno G ("Il voto è segreto! Nessuno ha il diritto di chiederti a chi lo destinerai; e tu non hai il dovere o, peggio, l'obbligo di riferirlo a chicchessia!"), pensando che ognuno è figlio della sua epoca e che ogni epoca, una volta superata, mostra aspetti di stupefacente ingenuità pur con il proprio seguito di irriducibili; in una dimensione tanto trash quanto al passo con i tempi (tempi di condivisione di tormenti amministrativi esteriori ed interiori, e di idee ed opinioni elettorali, tempi in cui anziché la vecchia cabina basterebbe la più attuale e recente linea da non superare, per questione di privacy, delle farmacie, delle banche e delle poste); tutta immersa in una passione doverosamente civica, singolarmente fuori stagione, politicamente e socialmente imbarazzante, MR, ha incontrato uno dei suoi corteggiatori over settanta.
"Buongiorno, V!"
"Ehi, MR! Dove te ne vai, tutta soprapensieri a quest'ora?"
"Vado a votare!"
"Io ho già fatto!"
"Bene, V, molto bene!"
"Però ci ho impiegato un po'!"
"C'è ressa a quest'ora?"
"No, MR, non c'era quasi nessuno! Ma sono rimasto dentro la cabina, con due schede che, ancora prima che per quello che c'era scritto sopra, disturbavano i miei occhi per i loro colori. Una persona della mia età continuerà a vedere rosa o giallo solo per le primavere che gli restano, quindi, non ancora per molto davanti a sé. E indugiando su questi pensieri continuavo a girarmi la matita fra le dita, confuso e nauseato, ferito e offeso. Pensando di trovarmi di fronte ad una libera scelta solo in teoria. Pensando ai miei nipoti e a quale educazione questa Italia, che tutto sommato sembra ancora bella, sarà in grado di impartire loro. A quali colori, a parte quelli promessi da quelle due schede, dipingeranno i loro giorni."
"Hai ragione, V, la preoccupazione per l'esito di queste elezioni e per il futuro della nostra Italia è molto forte."
Anche MR si è trattenuta più del dovuto nella cabina elettorale. Si è immedesimata in V, e probabilmente in una grande fetta di italiani. Ha visto in questi, in V e in se stessa l'amore per una terra, per un paese e per il suo futuro. Lo ha cercato in qualcuno di quei simboli ma non ce ne era a sufficienza. Ha cercato di ravvisarvi sacrosanti diritti, rosa e gialli, ma sarà per le tormente di neve, per le bombe d'acqua tutt'intorno, per queste elezioni fuori stagione, che ne ha visti solo di grigi. Nonostante tutto ha messo passione nel tracciare quelle due ics, e ci ha voluto trovare un equilibrio, ci ha voluto riporre delle speranze. Come, crede, abbia fatto, e stia facendo, quella grande fetta di italiani, come ha fatto V, che stanno inseguendo dei sogni, che stanno forzando le serrature dell'asfissia, che stanno sgomitando, fra l'ardito e l'offeso, fra il rischioso e l'attonito.
Desiderosi di una legittima e urgente salvaguardia.