Il progetto ALADDIN, che avrà una durata di cinque anni, unisce università e contrattori della Difesa: BAE System (nota per i suoi UAV che volano in Afghanistan e Iraq), e le università di Bristol, Oxford, Southampton e Imperial College.
Fino ad ora, i ricercatori si sono concentrati sull'impiego della rete ALADDIN in caso di disastri naturali. Non ci sono ancora applicazioni per la guerra, ma il passo sarà brevissimo: se si riesce a costruire una rete di robot in grado di prendere decisioni (ed eseguirle) in situazioni caotiche come un terremoto, uno tsunami, un incendio o un'attentato, non servirà molto tempo e risorse per trasferire questa capacità anche in altri scenari.
La BAE Systems infatti ha già dichiarato che tenterà di utilizzare ALADDIN per migliorare la logistica militare, le comunicazioni tra unità, e probabilmente in combattimento attivo.
ALADDIN è composto da "agenti" in comunicazione tra loro. Qualunque cosa può essere un agente: un allarme anti-incendio, droni volanti, piccoli robot anti-bomba, ambulanze.
Alla base del sistema c'è un complesso algoritmo che consentirà alle macchine di collaborare tra di loro per risolvere un problema comune, per predire determinati scenari sulla base di dati incompleti, e di prendere decisioni condivise.
Nel caso di un terremoto, per esempio, un sciame di droni volanti potrebbe sorvolare la zona e determinare quale siano i punti strategici per collocare un'ambulanza, e ottimizzare risorse come la distribuzione di viveri e medicinali. Il tutto su una base puramente logica e automatizzata, senza alcun intervento umano, anche se ALADDIN ha dimostrato nelle simulazioni di allocare risorse non molto meglio di quanto possa fare un essere umano.
L'algoritmo può essere modellato sulla base delle diverse esigenze, e consente di risolvere un problema che sta diventando sempre più pressante: l'enormità delle informazioni raccolte dai robot sul campo di battaglia, e l'impossibilità di analizzarle tutte.
Se calcoliamo infatti solo i droni volanti attualmente in Iraq e Afghanista (circa 7000), nel 2010 hanno prodotto una quantità così impressionante di filmati che occorrerebbero 40 anni e una persona impiegata full-time per poterli guardare tutti.
Situazione destinata a peggiorare quando verranno introdotti i primi droni dotati del sistema Gorgon Stare, che unisce immagini provenienti da diverse telecamere (sugli elmetti, sui droni volanti o dal satellite) per creare un video di un'intera città. Gorgon Stare farà la sua prima apparizione sul campo di battaglia questo dicembre, a bordo di un MQ-9 Reaper impiegato in Afghanistan.
Se condideriamo poi che un campo di battaglia è ormai pieno di sensori, la necessità di elaborare queste informazioni in modo veloce ed efficace diventa una priorità. Telecamere sugli elmetti dei soldati, sentinelle robotiche, veicoli automatizzati, droni volanti, radar, satelliti e comunicazioni radio saranno tutti parte del sistema ALADDIN.
Uno degli aspetti più interessanti di ALADDIN sarà la possibilità per i piloti umani di volare in squadra con droni senza pilota, e di gestirli direttamente dalla propria cabina di pilotaggio.
Dato che questi robot saranno in grado di prendere decisioni in autonomia, ALADDIN sarà dotato di un sistema di sicurezza che rimanderà le decisioni critiche ad un essere umano: se un carico di armi dovesse essere intercettato da ALADDIN, verrà richiesta conferma ad un operatore umano prima di compiere qualunque azione.
ALADDIN: Autonomous Learning Agents for Decentralised Data and Information Networks