Raramente mi è capitato di trovarmi tra le mani un incrocio così ben riuscito tra la letteratura il fumetto. L’ultimo incontro tra questi generi che riesco a ricordare è stato durante la visione del film “La leggenda degli uomini straordinari”. Episodio cinematografico tratto da un’opera a fumetti di Alan Moore, il cui livello di imbarazzo e disgusto ha rischiato più volte di farmi sprofondare il cervello in un inverno nucleare, causando una totale estinzione di neuroni.
Sebbene anche in questo frangente sia coinvolto Alan Moore, il risultato si può tranquillamente definire diametralmente opposto. Inanzitutto, perchè in questo caso Alan Moore torna alla ribalta con una sua personale interpretazione dell’universo letterario di Lovecraft. In secondo luogo, e credo che la riuscita dell’opera stia proprio qui, perchè lo fa rimanendo non solo fedele ai lavori del solitario di Providence, ma perchè ne cita talmente tanto le opere da trascinare il lettore in un universo molto familiare, sebbene si tratti di una storia completamente nuova di cui, per ovvie ragioni, non posso rivelare più di tanto.
Infatti, tutto parte dall’indagine dell’agente federale Aldo Sax, specializzato esperto nella teoria delle anomalie, a cui viene affidato il caso di un serial killer colpevole di 15 omicidi aventi tutti lo stesso modus operanti, la particolarità del caso, se escludiamo l’efferatezza degli omici, è nel fatto che tutti gli omicidi sono stati compiuti da persone differenti e apparentemente senza alcun collegamento tra loro…
Sebbene la scelta di fare citazioni a raffica possa penalizzare i lettori di fumetti che hanno poca confidenza con l’universo di Lovecraft (sempre ammettendo che ne esistano alcuni), la storia raggiunge comunque apici di disturbante narrativa, causando notevole claustrofobia e disturbo nel lettore, che si amplifica ancora di più nel caso in cui si abbia una buona padronanza di termini, opere e personaggi legati al culto dei grandi antichi su cui Lovecraft ha basato le sue opere più famose. Si parte da atmosfere poliziesche per poi scivolare inesorabilmente nell’horror e nel delirio in cui i lettori delle storie sul culto di Dagon o di Cthulhu si saranno immersi senza dubbio in passato.
Lodevole anche l’iniziativa, da parte della Bao Publishing, di includere nell’edizione anche il prequel della storia, intitolato “Il Cortile”. In questo modo il racconto scorre perfettamente, e col passare delle pagine il lettore riesce a poco a poco ad unire i puntini che delineano il quadro di un racconto allucinante, in puro stile Lovecraft. Per non parlare della scelta di rilegare il tutto come se fosse un libro con tanto di sovracopertina.
A tutto questo va aggiunto il valore delle tavole Jacen Burrows e dei colori di Juanmar, sicuramente apprezzabili e molto ben curate, a meno che non siate fan sfegatati dello stile supereroistico americano o dei manga giapponesi. L’unico neo dell’opera potrebbe essere rappresentato dal prezzo, perchè ammetto che 17 euro non sono esattamente un prezzo popolare di questi tempi, ma ammetto che, da fan di Lovecraft, sarebbe stato comunque un rimpianto rinunciare alla tentazione di sapere in che modo Alan Moore avrebbe interpretato e rivisitato le opere del Solitario di Providence.