Alan Moore
Negli ultimi giorni Alan Moore, durante un'intervista rilasciata al quotidiano The Guardian per parlare dell'adattamento a fumetti di Fashion Beast (sceneggiatura per un film mai realizzato scritta, negli anni '80, insieme a Malcom McLaren e adattata a fumetti da Antony Johnston e Facundo Percio per i tipi della Avatar - pubblicata in italia da Panini Comics) ha espresso una opinione abbastanza forte sui fumetti di supereroi, scatenando n vespaio di polemiche sul web.
La frase in questione, tradotta da Roberto Recchioni sulla sua pagina facebook, è ovviamente una forte provocazione all'industria dei comics mainstream statunitense; industria contro la quale lo scrittore britannico ha intrapreso una dura battaglia mediatica. Ovviamente, a parer di chi scrive, edulcorate dalla forte volontà di provocare l'intero comicdom e accusare le Big Two di ogni male possibile, le parole di Moore contengono delle riflessioni molto veritiere (e poco conta che dopo aver scritto Watchmen, Moore abbia scritto anche i Wildcats, Spawn, Supreme e Top Ten).
"Non ho mai letto un fumetto di supereroi da quando finii con Watchmen. Odio i supereroi. Penso siano degli abomini. Non significano più ciò per cui sono stati usati per significare. Sono stati inizialmente nelle mani di scrittori che avrebbero dovuto espandere l’immaginazione di un pubblico di nove e tredici anni. Era questo ciò che dovevano fare e lo stavano facendo in maniera eccellente.
Oggigiorno, i fumetti di supereroi non sono più pensanti per un pubblico di quell’età, non hanno niente a che fare con loro. Si tratta di un pubblico in gran parte di trentenni, quarantenni, cinquantenni e sessantenni, solitamente uomini. Qualcuno se ne uscì fuori con il termine graphic novel e i lettori bloccati su questo termine cercavano un modo che potesse convalidare il loro amore per Lanterna Verde o Spider-Man, senza apparire in qualche modo emotivamente subnormali (in altre parole: ritardati, minorati).
Questo è un groppone del pubblico dipendente da supereroi e dal mainstream. Non credo che il supereroe stia per qualcosa di buono e penso sia un fenomeno abbastanza allarmante se abbiamo un pubblico adulto che guarda The Avengers, deliziandone i concetti e i personaggi che avevano lo scopo di intrattenere dei dodicenni degli anni cinquanta."Se vi va di parlare di queste parole, commentarle e dare addosso a Moore, oltre a scrivere nei commenti di questo blog, potrete parlarne direttamente con me domani a Salerno. Durante questo fine settimana, infatti, si sta svolgendo Salerno Comicon, durante questa convention ci sarà una conferenza dedicata all'argomento (e non solo). Io sarò l'avvocato difensore di Alan Moore, voi siete pronti a calarvi nei panni della pubblica accusa?