di Marco Croci
Che l’Alaska sia una “terra selvaggia” lo ha ormai imparato chiunque abbia visto o letto “Into the wild”, la tragica e affascinante vicenda del “Supertramp” Christopher McCandless raccontata prima nel libro di Jon Krakauer e poi nel film di Sean Penn.Ma lo Stato più grande degli Usa, che sulla targa delle auto stampa con orgoglio “The last frontier”, è molto di più.
Anchorage
A partire dalla capitale economica Anchorage – quella effettiva è invece Juneau – che gioca a fare la metropoli ma non ha perso la dimensione umana, in un intreccio di popoli che nella sua storia ha visto l’impronta decisa degli Inuit, degli Aleutini e degli indiani Athabasca, poi degli esploratori russi e di quelli europei guidati dal capitano James Cook (la cui statua vigila sull’omonimo braccio di mare in cui si trova il porto) e pure dei cercatori d’oro.
Soltanto nel 1867 gli Stati Uniti d’America acquistarono a un prezzo stracciato l’Alaska dalla Russia, e qui si trovano ancora alcune comunità di rito ortodosso.
Tutto questo percorso è racchiuso nelle sale dell’Anchorage Museum, tappa obbligata per chi voglia capire qualcosa di più su questa terra tanto vasta e misteriosa. Qui si trovano anche alcune immagini dell’impressionante terremoto che devastò la città nel 1964.
Con i suoi locali caratteristici e intriganti – primo fra tutti, per le colazioni, lo “Snow city cafè” (dove è stato in visita anche Obama durante il suo tour dell’Alaska) – e i ristoranti eleganti in cui assaggiare granchio reale, salmone e le deliziose ostriche – una “dritta”? Il Marx Brothers -, Anchorage si lascia visitare senza fatica, a patto di fare una tappa obbligata alla Ulu Factory, la fabbrica dell’utensile da cucina tipico dell’Alaska, ossia una sorta di mezzaluna che si impugna con una mano sola.
Lì dietro si possono osservare in silenzio gli abitanti del posto che, appena usciti dal lavoro nella Downtown, si spostano in riva allo Ship Creek per pescare.
Denali Park
La città è un ottimo punto di partenza per raggiungere il Denali Park, in circa quattro ore d’auto. La strada corre parallela alla Alaska Railroad, la mitica ferrovia dai caratteristici treni gialli.
Accanto all’enorme parco naturale negli anni è sorto un villaggio con alberghi, ristoranti e negozi divenuti vere istituzioni, come il “Miller’s Gourmet”, che serve squisiti fudge e popcorn dolci.
La visita all’interno del Denali avviene soltanto dietro autorizzazione, sia per chi vuole affrontarlo a piedi sia per chi si affida ai tour su bus.
Ecco, questa è un’ottima occasione per incontrare – con un pizzico di fortuna e a debita distanza – grizzly, alci, caribù e le candide dall sheep, “cugine” delle capre, con sullo sfondo sua maestà il monte McKinley (anzi il Denali, come ha da poco stabilito il presidente Obama, restituendogli ufficialmente il nome indigeno).
Sulle tracce del Magic Bus
Per gli estimatori di “Into the wild” è proprio qui che si trova il Magic bus, il pullman abbandonato che si trasformò nella casa di McCandless (e dove fu trovato morto da alcuni cacciatori), ma il punto esatto è a 40 miglia dalla strada sterrata e le guide tendono a non fornire indicazioni precise, forse per non rischiare di dover andare a recuperare escursionisti tanto esaltati quanto impreparati.
Ci si può accontentare comunque prendendo l’auto e percorrendo la Statale per qualche miglio ancora, verso Fairbanks: nel paese di Healy, all’esterno del locale 49th State Brewing, si trova infatti la copia del Magic bus utilizzata da Sean Penn per le riprese del film.