Pubblichiamo un articolo di Stella per ricordare il 16°anniversario di morte di Alba de Cèspedes, una delle prime donne che denunciò attraverso il suo impegno culturale il ruolo subalterno della donna nella società.
Alba de CéspedesUna scrittrice il cui nome troppo poco riverbera nello scenario letterario italiano e il cui nome ci trae in inganno sulla sua provenienza geografica. Di padre cubano e di madre italiana Alba de Céspedes nacque a Roma nel 1911 e lì ci rimase fino agli anni ‘60, prima di trasferirsi a Parigi dove morirà nel 1997. E il 14 novembre corre l’anniversario della sua scomparsa. Il suo interesse per la scrittura fu molto precoce, alla sola età di sei anni Alba scrisse la sua prima poesia intitolata La notte.
A Roma si formerà intellettualmente e culturalmente, pur non avendo una formazione basata su studi regolari; ebbe due istitutrici che le impartivano lezioni privatamente. Per la sua formazione scolastica importanti furono i romanzi di Balzac, Dostoevskij, Stendhal.
Inizia a collaborare con vari quotidiani “Messaggero”, “Il Tempo”, il “Giornale d’Italia”. Si dà a varie forme di scrittura: da quella poetica, a quella giornalistica, a quella romanzesca e si occuperà anche di scrittura per il teatro e per il cinema. Partecipa attivamente alla Resistenza e nei suoi contributi radiofonici utilizzò lo pseudonimo Clorinda. “La voce di Clorinda” fu proprio la rubrica che curava tra ‘43 e ‘44 per Radio Bari con la quale entrava nelle case degli italiani per raccontare dell’Italia occupata.
Si sposa nel 1926 all’età di 15 anni e nel 1928 nasce Franco, figlio avuto da suo marito, il conte Giuseppe Antamoro, dal quale si separerà sposando in seconde il diplomatico Franco Bounous.
Il 12 febbraio del 1939 fu arrestata con l’accusa di antifascismo. Fu uno dei segnali con cui la dittatura fascista iniziava a sorvegliarla fino al 1943. Diverse sono le spiegazioni a riguardo. La scrittrice nei decenni successivi dapprima sostenne di essere stata arrestata per le proteste contro la guerra d’Abissinia e successivamente addusse le ragioni all’ospitalità che riservò una sera a un noto antifascista, a sua insaputa.
Nell’agosto del ‘39 le verrà anche annullato per un ordine voluto da Mussolini, il premio Viareggio vinto con il primo romanzo Nessuno torna indietro e vinto in ex aequo con Cardarelli. Tali disposizioni vennero imposte per la de Céspedes per i suoi precedenti politici e stesse ragioni per Cardarelli, perché non rinnovava la tessera da quattro anni. Il biennio 1941-1943 fu costituito da una vera e propria censura nei confronti della scrittrice che ridusse il numero di pubblicazioni sul “Messaggero”. Anche la raccolta di racconti intitolata Fuga editi nel ‘40 risultò una produzione invisa al regime, tanto da scatenare la reazione della autrice che scriverà all’allora ministro della Cultura popolare Alessandro Pavolini lamentando strategie intimidatorie nei suoi confronti.
Il 23 settembre 1943 Franco Bounous e Alba lasciano Roma fuggendo. Il periodo della Resistenza la nostra autrice lo trascorre in un paesino dell’Abruzzo, a Napoli e successivamente a Bari.
L’esperienza della Resistenza in Abruzzo corrobora in Alba l’idea di raggiungere una comune civiltà che deve legare i popoli in una sorta di cristiana solidarietà. In Abruzzo Alba apprezza le diversità, conosce gente di varia etnia e si sente come su di un “balcone sul mondo” che raduna assieme conoscenze, esperienze, sopravvivenze.
Fonderà nel 1944 la rivista Mercurio, gli amici di Mercurio sono letterati, artisti. La rivista aveva come obiettivo quello di pubblicizzare un progetto che ambisse a un rinnovamento della società sotto diversi profili e dove si incontrassero passione civile, interesse letterario e speranza di rottamazione del paese.
Una vita donata alla scrittura quella di Alba, «perché non c’è stata mai vita per me senza scrivere» affermerà nell’intervista a Piera Carroli negli anni ‘90. E ancora prima ai primordi della sua carriera da scrittrice, nel 1940 annoterà sul suo diario : «bisogna viverla o scriverla la vita. Mi sembra che ormai per me la scelta sia inderogabile. Scriverla, scriverla».
Il rapporto tra letteratura e vita sfiora l’inseparabile. La scrittura di Alba de Céspedes si trascina, attraverso la varietà dei contenuti e delle tipologie letterarie l’eco di una singola voce femminile e il contesto emotivo di un intero universo femminile.
La trilogia dei romanzi della scrittrice costituita da: Dalla parte di lei (‘49), Quaderno proibito (‘52) e Il Rimorso (‘62) rappresenta un’indagine sul motivo della scrittura «in quanto forma espressiva di una soggettività storicamente e sessualmente connotata». E questa risulta una costante tipica di questi romanzi inquadrati nello scenario romano della guerra e del dopoguerra.
La sua scrittura affronta a livello tematico i limiti del mondo della donna dinanzi alle consuetudini della società che privilegiano un modus agendi tutto al maschile. Le abitudini storiche e sociali si conservano intatte e congruenti nelle sue produzioni, dove parlare di politica o fare politica è “cosa da uomini”. La scrittura di Alba de Céspedes è una scrittura fuori dal comune, ricca di preziosismi stilistici, linguistici e strutturali di eccezionale raffinatezza.
Da cosa è ispirata Alba de Céspedes?
Dopo gli anni del conflitto una coltre di grigiore aveva investito l’Italia che si preparava piano piano ad uscire dalla storia, come se il sacrificio fatto non fosse servito a nulla. “La tragedia diveniva commedia” scrive nel 1994 facendo riferimento a tutto ciò che stava svilendo nel tempo. Ancor più forte per Alba fu l’insofferenza provata per la perdita dell’uguaglianza della donna e dell’uomo nella società. Non che fosse prima un concetto radicato, ma con la convinzione che di fronte al conflitto e dinnanzi alla morte tutti siamo uguali, si era raggiunto un equilibrio apparente di coesione sociale “di genere”. Alba iniziò a contestare il fatto che con il ritorno alla normalità la donna aveva riconquistato la sua etichetta di individuo subalterno. Il 15 novembre 1947 Alba de Céspedes scrive nel suo diario: «Sono disgustata dal fatto che non vogliano ammettere le donne alla magistratura.». Alba ha voluto dare il suo contributo alla letteratura del dopoguerra annoverandosi un posto seppur parziale nella letteratura di stampo neorealista.
Il tema della lotta dei sessi, dell’incapacità di comunicare tra uomo e donna a causa dei muri che si ergono e la ricerca di uno spiraglio comunicativo. La nostra scrittrice attraverso i suoi romanzi vuole esprimere qualcosa di importante sulle donne e sulla loro vita; la critica letteraria dell’epoca per questo valutò i suoi scritti un’ “apologia della donna”. La vittoria e il successo delle protagoniste non sta tanto nell’epilogo, che spesse volte non è neanche trionfale, ma l’evoluzione e la vittoria vere e proprie stanno nel non aver tradito sé stesse, anche a prezzo dell’ineluttabile infelicità.
Illustra il soggetto femminile intrappolato nelle prerogative tutte al maschile. I suoi romanzi non solo ci mostrano come i soggetti femminili abbiano un ruolo subalterno, ma problematizza anche le loro capacità di comunicazione nella sfera pubblica di quegli anni.
Alba de Céspedes rimane una scrittrice eclettica, coraggiosa, che osò sfidare il fascismo e espresse attraverso il lavoro e il suo impegno culturale il desiderio di un valore etico della vita e della letteratura.